Ma perché Franco Zunino si veste da ambientalista e non dice di essere un cacciatore?
http://www.gazzettadiparma.it/news/news ... oppi-.html
Ma Zunino è un ambientalista esperto di lupi?
Re: Ma Zunino è un ambientalista esperto di lupi?
Alcuni esempi del "Zunino-pensiero".
http://www.ilcacciatore.com/2013/02/12/ ... nt-page-1/ (l'uomo ha il diritto di predare)
www.ladeadellacaccia.it/index.php/tag/franco-zunino
www.cacciaedintorni.it/.../lupo-nelle-a ... no-cengio- ipocrisia-verita-nascoste/
http://www.cacciaedintorni.it/web/polem ... -risposta/
http://www.bighunter.it/Home/Editoriale ... fault.aspx (caccia nei parchi)
Il soggetto è chiaramente a favore della caccia che promuove ad ogni sospiro, ma è anche il direttore generale dell'associazione Wilderness che "tragicamente" è riconosciuta dal Ministero Ambiente come associazione ambientalista.
Che tristezza.
http://www.ilcacciatore.com/2013/02/12/ ... nt-page-1/ (l'uomo ha il diritto di predare)
www.ladeadellacaccia.it/index.php/tag/franco-zunino
www.cacciaedintorni.it/.../lupo-nelle-a ... no-cengio- ipocrisia-verita-nascoste/
http://www.cacciaedintorni.it/web/polem ... -risposta/
http://www.bighunter.it/Home/Editoriale ... fault.aspx (caccia nei parchi)
Il soggetto è chiaramente a favore della caccia che promuove ad ogni sospiro, ma è anche il direttore generale dell'associazione Wilderness che "tragicamente" è riconosciuta dal Ministero Ambiente come associazione ambientalista.
Che tristezza.
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- Iscritto il: lun 8 set 2008, 15:56
Re: Ma Zunino è un ambientalista esperto di lupi?
Ciao.
Zunino non è un cacciatore, sebbene ne sia un fervente sostenitore, e questo lo aiuta a farsi la fama di "ambientalista", ma soprattutto a venire molto comodo come ariete per le associazioni venatorie.
D'altronde stiamo sempre parlando dell'Italia, paese in cui associazioni venatorie come URCA ed Ekoclub sono riconosciute dallo Stato come ass. ambientaliste, con le ovvie conseguenze del caso, sia informali che formali.
Saluti,
Emanuele
Zunino non è un cacciatore, sebbene ne sia un fervente sostenitore, e questo lo aiuta a farsi la fama di "ambientalista", ma soprattutto a venire molto comodo come ariete per le associazioni venatorie.
D'altronde stiamo sempre parlando dell'Italia, paese in cui associazioni venatorie come URCA ed Ekoclub sono riconosciute dallo Stato come ass. ambientaliste, con le ovvie conseguenze del caso, sia informali che formali.
Saluti,
Emanuele
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- Iscritto il: gio 22 mag 2008, 16:53
Re: Ma Zunino è un ambientalista esperto di lupi?
Basterebbe che WWF, LIPU, Legambiente etc etc chiedessero il riconoscimento come associazioni venatorie per mostrare l'assurdità della cosa. Immagino che un qualche socio con porto d'armi ci sia...
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Re: Ma Zunino è un ambientalista esperto di lupi?
Non ho la minima idea di chi sia il Sig. Zunino e non ho quindi elementi per valutare la qualità e l’onestà intellettuale delle sue posizioni. Però ritorna in questa sezione del Forum un tema, su cui abbiamo già confrontato le nostre idee, rimanendo evidentemente su posizioni ben differenziate. I cacciatori sono il “male” assoluto e giustificano una visione fondamentalmente manichea nel mondo ambientalista? Dalle parole che leggo sopra parrebbe di sì. Per formazione critica personale tendo a valutare sempre gl’individui per il loro comportamento, rifiutando le categorizzazioni e le generalizzazioni, che portano sempre al pregiudizio e all’emarginazione anche del giusto. Insomma l’dea degli Ebrei perfidi per nascita non mi è mai andata a genio. Delinquenti e onesti, colti e ignoranti si distribuiscono equamente tra tutti i popoli, tutte le categorie e tutte le latitudini. Ripeto, davvero tutti i cacciatori rappresentano l’antitesi all’ambientalismo, sono i nemici della Natura da eliminare oppure sono persone con cui magari dissentire, ma nell’ambito di un confronto sereno? Conosco bene certi cacciatori lombardi, liguri o toscani. che sparerebbero anche alle rondini, e vi è stato un cacciatore italiano che, andato all’estero, ha sparato a una cicogna, facendosi espellere dal Paese come indesiderato. Ma veramente tutti i cacciatori sono così caproni e ignoranti? Lo avevo già ricordato su questo Taccuino, ma in passato, prima della sua morte, avevo conosciuto e condiviso amicizia con il dott. Roberto Gatti, direttore della scuola di caccia agli ungulati a Pratospilla, e raramente avevo incontrato una persona più sensibile e profonda di Lui nei confronti della Natura. Quindi posso testimoniare di almeno un cacciatore grande ambientalista, che ha trasmesso cultura e rispetto a tutti i suoi allievi nella Scuola. E, giusto per riallacciarmi al precedente discorso di equanimità, ho invece conosciuto anche Ambientalisti “doc” presuntuosi, salottieri e ignoranti in modo disarmante sulle regole e necessità, che governano la vita naturale. Quindi non mi trovo per niente d’accordo nel categorizzare tutti i cacciatori come i soli nemici di base dell’ambiente. La presenza di ungulati sul nostro territorio, tra l’altro quella di caprioli e cervi promossa e sostenuta attivamente anche dagli ambientalisti, comporta la necessità della caccia di selezione. È così in tutto il mondo civile e solo in Italia un cacciatore di selezione è guardato con astio dagli ambientalisti, mentre nel resto d’Europa è considerato parte essenziale del progetto di gestione, e di persona ho visto ripetutamente amanti della Natura stranieri salutare con il Weidmannsheil il cacciatore sui sentieri di montagna. In Natura la biodiversità, autentica ricchezza della vita, si difende non con i buoni sentimenti, né con il modello di convivenza gioiosa proposta nei cartoni di Disney, ma con l’equilibrio che è fatto di spietatezza e morte. Il protezionismo ad oltranza è innaturale e provoca disastri. Due esempi per chiarire. Nel 1979 si decise di proteggere a livello europeo i cormorani, perché si stavano estinguendo. Vent’anni dopo si erano talmente ripresi, da riuscire a distruggere il patrimonio ittico autoctono dei nostri fiumi, in relazione ai pesci non di fondo o da tana. Cavedano e lasca in particolare, già colpiti da altre disgrazie di origine umana, non hanno potuto resistere alla pressione di caccia dei cormorani. Il tutto nel completo disinteresse della quasi totalità degli ambientalisti, schierati ad oltranza nella difesa del “povero” e simpatico cormorano. Passiamo ai caprioli: nella seconda parte degli anni novanta si è assistito in regione a uno strano e sottaciuto convergere di intenti tra cacciatori e ambientalisti. Nella nostra terra furono effettuate immissioni massicce di caprioli: i cacciatori si preparavano le prede del futuro, gli ambientalisti ponevano le basi per una futura diffusione del lupo. Queste cose le ho vissute in prima persona nel 1997 e documentate con filmati. Quindi so perfettamente di cosa sto parlando. Fu un’operazione buona per la Natura? Io ora la considero un disastro nell’ottica della biodiversità. La pressione esagerata e ormai incontrollata dei caprioli sta estinguendo parecchie specie botaniche. In particolare le specie che si sviluppano in faggeta nuda come le Epipactis stanno scomparendo. Alcune popolazioni di grande interesse, che studiavamo, si sono già estinte. Per intenderci nelle foreste del casentinese, zona parco, esiste una delle due uniche stazioni italiane di Epipactis greuteri: vent’anni fa erano una distesa, migliaia e migliaia di piante. Oggi sopravvivono pochi esemplari, tutte in zone impossibili, o infrascate oppure in rive da ammazzarsi ad avventurarcisi. Il resto estinto, brucato a zero con metodo implacabile. E due anni fa cosa pensa il parco? Reclamizza in tutta Italia il suo stupendo patrimonio faunistico, invitando ambientalisti da ogni regione a partecipare a una grandiosa kermesse collettiva di censimento. Insomma per incrementare specie non a rischio, ma spettacolari per l’uomo, si sta spazzando via senza rimorso la vita fragile e precaria. Gran comportamento ecologico a protezione della biodiversità! Siamo ancora sicuri che siano solo i cacciatori di selezione gli affossatori della Natura? E che l’URCA stoni tra le Associazioni ambientaliste, mentre il parco della foresta casentinese abbia giovato alla vita in Natura? Ma del resto, senza andare lontano, nel nostro parco di crinale la situazione degli ungulati non è molto diversa. Nel 2005 avevamo determinato in zona una specie nuova di Epipactis, bella popolazione con caratteri davvero originali e interessanti. Aveva già un nome, Epipactis ducalis in onore al ducato di Parma. Ora la specie vive in foto solo nei nostri computer e per fortuna non abbiamo redatto subito il protologo, altrimenti avremmo annunciato una specie fantasma. I caprioli hanno distrutto tutto, millenni di evoluzione ma è bastato il geniale lancio di ungulati per annientare tutto in pochi anni. Dallo scorso anno ormai non partecipo più al gruppo di lavoro, unico in Italia, per lo studio delle Epipactis: mi sono stancato di censire estinzioni. Sei sicuro Emanuele di aver inquadrato compiutamente e completamente le categorie di persone e le associazioni che sarebbe inconcepibile definire ambientaliste? Riccardo
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Re: Ma Zunino è un ambientalista esperto di lupi?
Ciao Riccardo.
Il tuo messaggio è molto articolato e richiede una risposta altrettanto complessa. Cercherò ugualmente di essere breve.
Innanzitutto il tema originario riguarda Zunino e se si tratti di un ambientalista o presunto tale: diciamo che certamente apparteniamo ad un ambientalismo diverso. Io credo in un ambientalismo fatto di dati certi, di studi, di bibliografia, di confronto con altri e più esperti. Zunino no, crede solo nelle sue idee e nei SUOI numeri: che poi giunga sempre e solo a conclusioni quali l'abbattimento un po' dappertutto (parchi compresi) è secondario.
Mi trovi perfettamente d'accordo quando sostieni che le categorie semplificano la vita, ma spesso sbagliano, come in ogni settore. Ci sono cacciatori appassionati di natura ed ambientalisti del tutto ignari di dinamiche ecologiche, e che spesso fanno più danno che altro (soprattutto agli ambientalisti un po' più preaparati). Ho sempre temuto gli estremismi e tutte quelle parole che terminano in "ismo", e lo confermo ora, sia da una parte che dall'altra. Che questo porti però sullo stesso piano la mission di una associazione ambientalista "vera" (la tutela della natura e la sostenibilità delle pratiche umane sul pianeta) e quella di una venatoria (avere un carniere sempre pieno e di buona qualità), beh, ce ne corre...
Capisco anche il tuo "odio" per gli ungulati, efficientissimi brucatori di orchidee e di altre specie rare. Intendo proprio approfondire questo tema, cercando di dimostrare come alle tue conclusioni, a mio parere, manchino degli elementi. Innanzitutto i principali responsabili delle immissioni degli ungulati un po' ovunque sono stati i cacciatori (e ancora oggi lo sono, con responsabilità ben maggiori rispetto a decenni fa), così come il CFS (sempre in passato), quando le conoscenze ecologiche erano assai più approssimative di oggi. Che la componente ambientalista abbia un concorso di colpa è in parte vero, però sorrido al pensiero che negli anni '60-'80, con mezzo ungulato su tutto l'Appennino, qualcuno potesse ritenere in pericolo le Epipactis...
Inoltre, e argomentazione ben più importante, riguarda il fatto che gli ungulati, prima che venissero estinti dalla persecuzione umana, erano ben presenti nei nostri boschi da millenni. Eppure nessun problema per la flora autoctona che si è (o era) conservata sino ad oggi. E' evidente che qualcosa ci sfugge, che ancora non sappiamo tutto, e che, nonostante i nostri sforzi, le dinamiche e le interazioni tra specie ci riservano ogni giorno sorprese, a volte piacevoli, altre meno. E' un bene il ritorno degli ungulati (e non solo) su Alpi e Appennino? Credo di sì. Ci sono ripercussioni negative per alcune specie? Evidentemente sì, ma questo, invece che spingerci a cercare colpevoli e a ritenere che il passato fosse meglio (certo per le Epipactis, ma non per Lupo, Capriolo, Cervo, ecc...), dovrebbe farci rivolgere lo sguardo avanti, cercando di capire come funziona ciò che ci circonda perché ognuno e ogni cosa trovi il suo spazio, sperando che questo spazio ci sia (l'estinzione è destino naturale di ogni specie... DI OGNI SPECIE!).
Anche il Cormorano, tanto odiato dai pescatori, è solo tornato ad occupare il suo areale storico, dopo aver subito in passato estinzioni locali a causa della pressione venatoria. E mi viene davvero difficile pensare che sia il colpevole della sparizione di specie ittiche: potrà contribuire a rarefarne il numero, ma Cormorano e pesci sono coesistiti per milioni di anni. Forse i fondali dei corsi d'acqua di oggi, rettificati e banalizzati, non offrono più nascondigli ai pesci? Forse il nostro prelievo non è sostenibile? Forse le innumerevoli specie alloctone da noi immesse hanno occupato le nicchie di quelle nostrane? Forse tante cose... ma dare la colpa ai Cormorani mi sembra veramente un approccio poco corretto, sia scientificamente che eticamente.
Chiudo con un'ultima considerazione, premettendo di non conoscere nel dettaglio la "storia" delle orchidee nel nostro territorio. Esempio: le rondini, in grande calo in tutta Europa, tra le varie cause del loro declino subiscono la mancanza di siti di nidificazione: sappiamo bene che stalle e voltoni ospitavano fino a pochi anni fa decine di nidi. Ebbene, prima che l'uomo costruisse stalle e case le rondini dove nidificavano? In cavità degli alberi e su rupi. Ecco che con tutta probabilità lo stile di vita meno rurale dell'uomo attuale, che oggi sfavorisce le rondini, per un periodo lungo secoli ne ha al contrario favorito l'esistenza, incrementandone il numero, che forse oggi sta solo tornando vicino a quei numeri "naturali" (e dire naturali ha poco senso, dato che l'uomo è componente di natura, seppure preponderante e invasiva). Per questo non credo all'immobilismo della natura, ma ad un dinamismo incontrollabile e spesso del tutto imprevedibile. Noi dobbiamo fare del nostro meglio perché la natura faccia da sé e con tempi adeguati per adattarsi ai cambiamenti, che sia noi, ma non solo, apportiamo.
Ecco, volevo essere breve, ma non ci sono riuscito... Chiedo venia.
Ciao,
Emanuele
Il tuo messaggio è molto articolato e richiede una risposta altrettanto complessa. Cercherò ugualmente di essere breve.
Innanzitutto il tema originario riguarda Zunino e se si tratti di un ambientalista o presunto tale: diciamo che certamente apparteniamo ad un ambientalismo diverso. Io credo in un ambientalismo fatto di dati certi, di studi, di bibliografia, di confronto con altri e più esperti. Zunino no, crede solo nelle sue idee e nei SUOI numeri: che poi giunga sempre e solo a conclusioni quali l'abbattimento un po' dappertutto (parchi compresi) è secondario.
Mi trovi perfettamente d'accordo quando sostieni che le categorie semplificano la vita, ma spesso sbagliano, come in ogni settore. Ci sono cacciatori appassionati di natura ed ambientalisti del tutto ignari di dinamiche ecologiche, e che spesso fanno più danno che altro (soprattutto agli ambientalisti un po' più preaparati). Ho sempre temuto gli estremismi e tutte quelle parole che terminano in "ismo", e lo confermo ora, sia da una parte che dall'altra. Che questo porti però sullo stesso piano la mission di una associazione ambientalista "vera" (la tutela della natura e la sostenibilità delle pratiche umane sul pianeta) e quella di una venatoria (avere un carniere sempre pieno e di buona qualità), beh, ce ne corre...
Capisco anche il tuo "odio" per gli ungulati, efficientissimi brucatori di orchidee e di altre specie rare. Intendo proprio approfondire questo tema, cercando di dimostrare come alle tue conclusioni, a mio parere, manchino degli elementi. Innanzitutto i principali responsabili delle immissioni degli ungulati un po' ovunque sono stati i cacciatori (e ancora oggi lo sono, con responsabilità ben maggiori rispetto a decenni fa), così come il CFS (sempre in passato), quando le conoscenze ecologiche erano assai più approssimative di oggi. Che la componente ambientalista abbia un concorso di colpa è in parte vero, però sorrido al pensiero che negli anni '60-'80, con mezzo ungulato su tutto l'Appennino, qualcuno potesse ritenere in pericolo le Epipactis...
Inoltre, e argomentazione ben più importante, riguarda il fatto che gli ungulati, prima che venissero estinti dalla persecuzione umana, erano ben presenti nei nostri boschi da millenni. Eppure nessun problema per la flora autoctona che si è (o era) conservata sino ad oggi. E' evidente che qualcosa ci sfugge, che ancora non sappiamo tutto, e che, nonostante i nostri sforzi, le dinamiche e le interazioni tra specie ci riservano ogni giorno sorprese, a volte piacevoli, altre meno. E' un bene il ritorno degli ungulati (e non solo) su Alpi e Appennino? Credo di sì. Ci sono ripercussioni negative per alcune specie? Evidentemente sì, ma questo, invece che spingerci a cercare colpevoli e a ritenere che il passato fosse meglio (certo per le Epipactis, ma non per Lupo, Capriolo, Cervo, ecc...), dovrebbe farci rivolgere lo sguardo avanti, cercando di capire come funziona ciò che ci circonda perché ognuno e ogni cosa trovi il suo spazio, sperando che questo spazio ci sia (l'estinzione è destino naturale di ogni specie... DI OGNI SPECIE!).
Anche il Cormorano, tanto odiato dai pescatori, è solo tornato ad occupare il suo areale storico, dopo aver subito in passato estinzioni locali a causa della pressione venatoria. E mi viene davvero difficile pensare che sia il colpevole della sparizione di specie ittiche: potrà contribuire a rarefarne il numero, ma Cormorano e pesci sono coesistiti per milioni di anni. Forse i fondali dei corsi d'acqua di oggi, rettificati e banalizzati, non offrono più nascondigli ai pesci? Forse il nostro prelievo non è sostenibile? Forse le innumerevoli specie alloctone da noi immesse hanno occupato le nicchie di quelle nostrane? Forse tante cose... ma dare la colpa ai Cormorani mi sembra veramente un approccio poco corretto, sia scientificamente che eticamente.
Chiudo con un'ultima considerazione, premettendo di non conoscere nel dettaglio la "storia" delle orchidee nel nostro territorio. Esempio: le rondini, in grande calo in tutta Europa, tra le varie cause del loro declino subiscono la mancanza di siti di nidificazione: sappiamo bene che stalle e voltoni ospitavano fino a pochi anni fa decine di nidi. Ebbene, prima che l'uomo costruisse stalle e case le rondini dove nidificavano? In cavità degli alberi e su rupi. Ecco che con tutta probabilità lo stile di vita meno rurale dell'uomo attuale, che oggi sfavorisce le rondini, per un periodo lungo secoli ne ha al contrario favorito l'esistenza, incrementandone il numero, che forse oggi sta solo tornando vicino a quei numeri "naturali" (e dire naturali ha poco senso, dato che l'uomo è componente di natura, seppure preponderante e invasiva). Per questo non credo all'immobilismo della natura, ma ad un dinamismo incontrollabile e spesso del tutto imprevedibile. Noi dobbiamo fare del nostro meglio perché la natura faccia da sé e con tempi adeguati per adattarsi ai cambiamenti, che sia noi, ma non solo, apportiamo.
Ecco, volevo essere breve, ma non ci sono riuscito... Chiedo venia.
Ciao,
Emanuele
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- Iscritto il: dom 25 mag 2008, 21:01
Re: Ma Zunino è un ambientalista esperto di lupi?
Magistrale confronto di opinioni fra due amici del Taccuino che apprezzo molto! Sono commosso.
Devo rifletterci sopra. Per ora vado a dormire.
Luigi
Devo rifletterci sopra. Per ora vado a dormire.
Luigi
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- Iscritto il: ven 26 dic 2008, 17:48
Re: Ma Zunino è un ambientalista esperto di lupi?
Caro Emanuele, grazie per la risposta. Io non odio nessuno, ti pare che potrei mai odiare degli animali meravigliosi e affascinanti come gli ungulati? Persino il cinghiale, che pure è una vera disgrazia per la nostra natura, è una bestia forte, coraggiosa e molto intelligente. Permettimi di correggere alcune imprecisioni del tuo scritto. Nel 1997, quando furono immessi massicciamente caprioli nella nostra terra, si conosceva perfettamente la problematica relativa a un eccesso della loro espansione: tant'è vero che i nostri caprioli arrivavano da catture nel forlivese, dove erano in sovrannumero con già tutti i problemi connessi. A questo però naturalmente nemmeno si accennava né da parte dei cacciatori, né da parte delle forze politiche ambientaliste, che patrocinavano e sostenevano, eccome, l'introduzione e l'esplosione demografica dei caprioli. Vorrei ricordarti che per anni, finché venni informato della cosa, le forze politiche amministrative di area ambientalista fecero un'ostruzione intransigente agli abbattimenti, tanto che veniva regolarmente falcidiato il numero di capi da selezionare: si sosteneva infatti che i cacciatori sovrastimassero i censimenti per il loro interesse. Si è visto a breve termine se i dati di popolazione fossero sovrastimati. Addirittura ricordo bene che un ATC di montagna per anni di fatto impedì i censimenti, con la conseguenza che nessun abbattimento poteva essere fatto. Confidenze giornalistiche, che ritengo attendibili, addebitavano la cosa a uno strano e complesso connubio di intenti tra politici ambientalisti e il presidente (cacciatore) di quell ' A T C. Io, prima del 2000, venni a conoscenza con stupore di tutte quelle che sarebbero state poi le problematiche degli ungulati da un amministratore della provincia di Siena, che in un convegno a Parma lanciò un allarme allora, e non solo allora, molto snobbato: "noi a Siena abbiamo gli ungulati fuori controllo e non sappiamo più cosa fare. Qui da voi siete ancora in tempo, attuate piani di controllo rigorosi o andrete anche voi al disastro." Quindi le cose si sapevano perfettamente, altri in Italia erano già vecchi di esperienza e ci avevano dato tutte le indicazioni necessarie. Ma la volontà dei cacciatori di crearsi un patrimonio faunistico cui attingere e quello persino peggiore di forze politiche ambientaliste di diffondere ad oltranza i caprioli per creare una preda facile ai lupi ha di fatto portato alla catastrofe, e penso di avere un'esperienza di vita vissuta sufficiente per affermarlo senza tema di debordare. Io non faccio sterile, quantunque giustificata, recriminazione e ti assicuro che se avessi sulla scrivania il bottone per annientare questa notte i caprioli nella nostra terra non mi sognerei nemmeno di premerlo. Io denuncio solo un colpevole grave squilibrio ecologico, chiunque abbia quotidiana confidenza con la Natura non può non accorgersene. Si dovrebbe correre ai ripari con abbattimenti selettivi, che riportino la popolazione degli ungulati in equilibrio. In Calabria, sull'Aspromonte, nelle Serre e sulla Sila studiamo da anni popolazioni gigantesche di Epipactis. In zona gli ungulati non mancano affatto, ma sono in equilibrio, mangiano una parte delle Orchidee, ma non le annientano. Vi è un equilibrio compatibile. Ma cosa succederebbe se domani annunciassimo un progetto di riequilibro a Parma: probabilmente si ripeterebbe la storia penosa di anni fa a Savona, con pianti e disperazione per la sorte di Bambi. Siamo un paese di ignoranti: ignoranza grassa in chi distrugge la Natura, ma purtroppo tanta ignoranza anche in chi pensa di difenderla a sentimento. Del resto l'ipotesi è la più remota, visto che meno di due anni fa ho avuto l'onore di una discussione con uno dei più alti amministratori provinciali in campo ambientale: dapprima ha cercato di negare che i caprioli fossero da noi frutto di immissione, poi mi ha informato che vi sono vaste aree della provincia in cui le popolazioni di caprioli sono scarse e non hanno ancora raggiunto il valore ottimale. Alleluja, siamo in buone mani! Per quanto concerne invece il lupo, che è un mio mito fin da quando ero ragazzo, ho alcuni dubbi, che forse Emanuele, come biologo, può sciogliere. Io sono rimasto al mitico e sparuto gruppo del nostro crinale, soprattutto verso Reggio e Modena. Bestie selvatiche e invisibili. Mi raccontavano due tuoi colleghi di averli studiati per due anni senza mai avvistarli, solo ululati, fatte e resti alimentari. Oltretutto erano animali con ritmi di riproduzione irrisori, purtroppo. Com'è che negli ultimi anni, di colpo, i lupi si incontrano tra le ville, nelle periferie dei paesi, in tangenziale, si mostrano senza troppi problemi e i sembrano aver perso la diffidenza atavica verso l'uomo, che sola ha permesso loro di sopravvivere stentatamente ma gloriosamente per secoli. Io una mezza idea ce l'avrei anche, ma non la dico perché da noi si è cercato pure farmi passare per deficiente quando ho parlato di immissione di caprioli e mi hanno salvato solo i miei filmati, allora fatti per passione ed ora divenuti prezioso documento. Comunque sto osservando altre cose che non mi vanno molto, perché sinceramente un po' di speranza di riequilibrio nel mio amico lupo l'avevo riposta. Silvana sta in campagna a Costamezzana, sulle prime colline vicino al Parco del Taro e ha avuto l'dea grandiosa di mettere su un piccolo e sgambettante gregge di 20 Suffolk, che ora sono barricate in stalla, difese da una feroce pastora abruzzese, che per il momento ama molto farsi grattare la pancia... Infatti vicino a casa sua sono state sbranate quattro capre a Borghetto e, in due notti, ben venti pecore un po' più verso Noceto. Quindi il mio amico lupo dovrebbe essere ben presente, perché sbranare venti bestie in due notti è un bel lavoro, penso di gruppo. Sempre da Silvana ormai i caprioli sono di casa, persino sfacciati nel mostrarsi. Pensavo proprio che, finite le pecore, sarebbe toccato a loro fare i conti con i lupi. ma mi pare proprio non succeda niente, anzi ne abbiamo vista una nuova coppia e ormai il terreno sembra un passeggio di ungulati. Non è che si è selezionata una razza di lupi golosi di montone e agnello, ma refrattari al sapore dolciastro del capriolo. Mi sentirei tradito, sarebbe la fine dell'ultimo mito giovanile non ancora corroso dal disincanto dell'età. Ciao Riccardo
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Re: Ma Zunino è un ambientalista esperto di lupi?
Caro Riccardo,
Sinceramente non amo i confronti a due, soprattutto su forum pubblico, però, oltre a chiamarmi in causa direttamente, poni questioni e ne lasci intendere altre che esigono risposte chiare e che un po' mi stupisce dover ribadire. Tant'è. Stavolta sarò davvero breve e risponderò per punti, per entrare nel merito e non annoiare.
- posso credere alla "collaborazione" più o meno consapevole tra cacciatori e (pseudo)ambientalisti per il ripopolamento del capriolo (e di altro). E quindi? Non vedo il nesso diretto con la scomparsa delle Epipactis. Il capriolo c'era prima che lo estinguessimo e ora c'è di nuovo. Ripeto una domanda che ti ho già fatto ed a cui non ho avuto risposta: come facevano le Epipactis prima della scomparsa degli ungulati dall'Appennino? Giusto per chiarezza, nemmeno io ho risposta...
- l'abbattimento non è una soluzione a lungo termine. Oggi il prelievo venatorio di selezione è ovunque pianificato qualitativamente e quantitativamente per avere l'anno successivo il maggior reclutamento possibile di nuovi individui. Ciò significa che è concepito per poter prelevare dal capitale il maggior numero possibile di animali, in modo che quelli rimasti diano l'anno successivo il massimo IUA (Incremento Utile Annuo), così da avere di nuovo tanti capi da abbattere. Si intuisce come il fine sia malato di per sé e concepito non per il controllo numerico, quanto per il massimo divertimento. E se discutessimo del cinghiale poi... (quello sì problematico, dato che si tratta della sottospecie centroeuropea, ben più grande e prolifica, soprattutto per incroci con maiali, rispetto a quello italico)
- ungulati = disastro = catastrofe Usi questi termini. Mi sembra un po' eccessivo e credo sia superfluo spiegarne il motivo.
- dici che c'è squililbrio ecologico e bisogna tornare all'equilibrio... Potrei rovesciare la medaglia e dire che c'era squilibrio quando mancavano ungulati, lupo, ecc.., ma sarebbe sbagliato anche questo. Cerchiamo di non banalizzare, come mi pare tu abbia fatto, dei concetti estremamente complessi e che non si devono basare sulle nostre percezioni, spesso chiuse in compartimenti stagni, ma su elementi di ecologia, quali flussi di energia e cicli della materia: questioni assai più grandi del capriolo che mangia la stazione di Epipactis...
- parli di lupi un tempo timorosi dell'uomo e relegati tra le montagne, oggi invece meno schivi e a passeggio tra le case. Il lupo c'è, è aumentato, ha seguito le sue prede sino in pianura, come ovvio, e qui, in un contesto iper-antropizzato è ben più facile entrarci in contatto. Ovvio pure questo. Il problema è che non siamo preparati a conviverci: reti anti-lupo e cani maremmani funzionano (ne parlavo qualche giorno fa con un allevatore che ha 500 pecore e che da quando attua i metodi dissuasivi appena citati non ha più perso un capo). Finché è il lupo dei libri e dei documentari ci va bene, quando invece ci costringe a conviverci, cambiando qualche minima abitudine, ci fa sorgere dubbi sulla sua origine e la sua sete di sangue, o ancora in questi lupi vediamo i fantomatici ibridi... (ché, tanto per chiarire, se un ibrido cresce tra i lupi si comporta da lupo a tutti gli effetti). Evitiamo di tenere un atteggiamento semplicistico, purtroppo assai diffuso, che si sta cercando di combattere in ogni modo.
Mi sembra inutile e intellettualmente poco serio accusare gli ambientalisti di oggi per ciò che avrebbero fatto gli ambientalisti di ieri, parteggiare per le Epipactis o per i caprioli, simpatizzare per il lupo di montagna e nutrire dubbi sull'autoctonia dello stesso quando arriva in pianura. Semplificare e banalizzare le dinamiche naturali è un grosso errore, che già viene fatto da molti. Non facciamolo anche noi che amiamo la natura e che siamo a sua difesa, contro tanti ma a favore di tutti.
Ciao,
Emanuele
Sinceramente non amo i confronti a due, soprattutto su forum pubblico, però, oltre a chiamarmi in causa direttamente, poni questioni e ne lasci intendere altre che esigono risposte chiare e che un po' mi stupisce dover ribadire. Tant'è. Stavolta sarò davvero breve e risponderò per punti, per entrare nel merito e non annoiare.
- posso credere alla "collaborazione" più o meno consapevole tra cacciatori e (pseudo)ambientalisti per il ripopolamento del capriolo (e di altro). E quindi? Non vedo il nesso diretto con la scomparsa delle Epipactis. Il capriolo c'era prima che lo estinguessimo e ora c'è di nuovo. Ripeto una domanda che ti ho già fatto ed a cui non ho avuto risposta: come facevano le Epipactis prima della scomparsa degli ungulati dall'Appennino? Giusto per chiarezza, nemmeno io ho risposta...
- l'abbattimento non è una soluzione a lungo termine. Oggi il prelievo venatorio di selezione è ovunque pianificato qualitativamente e quantitativamente per avere l'anno successivo il maggior reclutamento possibile di nuovi individui. Ciò significa che è concepito per poter prelevare dal capitale il maggior numero possibile di animali, in modo che quelli rimasti diano l'anno successivo il massimo IUA (Incremento Utile Annuo), così da avere di nuovo tanti capi da abbattere. Si intuisce come il fine sia malato di per sé e concepito non per il controllo numerico, quanto per il massimo divertimento. E se discutessimo del cinghiale poi... (quello sì problematico, dato che si tratta della sottospecie centroeuropea, ben più grande e prolifica, soprattutto per incroci con maiali, rispetto a quello italico)
- ungulati = disastro = catastrofe Usi questi termini. Mi sembra un po' eccessivo e credo sia superfluo spiegarne il motivo.
- dici che c'è squililbrio ecologico e bisogna tornare all'equilibrio... Potrei rovesciare la medaglia e dire che c'era squilibrio quando mancavano ungulati, lupo, ecc.., ma sarebbe sbagliato anche questo. Cerchiamo di non banalizzare, come mi pare tu abbia fatto, dei concetti estremamente complessi e che non si devono basare sulle nostre percezioni, spesso chiuse in compartimenti stagni, ma su elementi di ecologia, quali flussi di energia e cicli della materia: questioni assai più grandi del capriolo che mangia la stazione di Epipactis...
- parli di lupi un tempo timorosi dell'uomo e relegati tra le montagne, oggi invece meno schivi e a passeggio tra le case. Il lupo c'è, è aumentato, ha seguito le sue prede sino in pianura, come ovvio, e qui, in un contesto iper-antropizzato è ben più facile entrarci in contatto. Ovvio pure questo. Il problema è che non siamo preparati a conviverci: reti anti-lupo e cani maremmani funzionano (ne parlavo qualche giorno fa con un allevatore che ha 500 pecore e che da quando attua i metodi dissuasivi appena citati non ha più perso un capo). Finché è il lupo dei libri e dei documentari ci va bene, quando invece ci costringe a conviverci, cambiando qualche minima abitudine, ci fa sorgere dubbi sulla sua origine e la sua sete di sangue, o ancora in questi lupi vediamo i fantomatici ibridi... (ché, tanto per chiarire, se un ibrido cresce tra i lupi si comporta da lupo a tutti gli effetti). Evitiamo di tenere un atteggiamento semplicistico, purtroppo assai diffuso, che si sta cercando di combattere in ogni modo.
Mi sembra inutile e intellettualmente poco serio accusare gli ambientalisti di oggi per ciò che avrebbero fatto gli ambientalisti di ieri, parteggiare per le Epipactis o per i caprioli, simpatizzare per il lupo di montagna e nutrire dubbi sull'autoctonia dello stesso quando arriva in pianura. Semplificare e banalizzare le dinamiche naturali è un grosso errore, che già viene fatto da molti. Non facciamolo anche noi che amiamo la natura e che siamo a sua difesa, contro tanti ma a favore di tutti.
Ciao,
Emanuele
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- Iscritto il: dom 17 mag 2009, 17:44
Re: Ma Zunino è un ambientalista esperto di lupi?
Ciao a tutti,
in questo discorrere di prede e predatori se dovessimo chiedere un parere a Madre Natura il suo giudizio inappellabile sarebbe quello di eliminare la specie Homo Sapiens. Ma la sua presenza non si può dimenticare e non si possono dimenticare i danni e gli squilibri che questa ha prodotto e lo stato di antropizzazione che si è venuta a creare.
Emanuele scrive:
“l'estinzione è destino naturale di ogni specie... DI OGNI SPECIE!”
Allora perché tanto affannarci per tutelare specie in via di estinzione o reintrodurre specie ormai estinte!
E prima ancora sostiene:
“dovrebbe farci rivolgere lo sguardo avanti, cercando di capire come funziona ciò che ci circonda perché ognuno e ogni cosa trovi il suo spazio, sperando che questo spazio ci sia.”
E questo è il punto “capire ciò che ci circonda”
In tutti questi anni mi sono fatta una mia personale opinione sulle persone che prendono decisioni in merito all’ambiente e molte volte mi sono trovata di fronte a cattedratici che teoricamente conoscono molto bene la natura ma manca loro la conoscenza del vissuto e del quotidiano. Si, dice bene Emanuele quando sostiene che si ragiona a compartimenti stagni, nella stragrande maggioranza dei casi è così.
Ognuno cerca di tutelare gli interessi della propria parte, si creano alla fine nuovi squilibri sempre più difficili la controllare e la biodiversità, che è l’essenza della Natura ne sta pagando le conseguenze. Penso che abbia diritto di vivere il Capriolo ma anche l’Epipactis e tante altre specie vegetali in via di estinzione di cui nessuno parla. Certo i mammiferi fanno tenerezza ci prendono dalla parte del cuore, le specie vegetali sono molto meno visibili ai più. Ora si è venuto a creare un grosso squilibrio a favore degli ungulati che stanno creando grossi danni all’agricoltura, alla silvicoltura e alla vegetazione spontanea (agricoltura e silvicoltura non le possiamo dimenticare perché dobbiamo comunque fare i conti anche con la specie umana). Se ciò si sta verificando vuol dire che c’è una pressione troppo elevata e che i nemici naturali non sono più sufficienti e quindi deve…dico DEVE intervenire l’uomo che nella fattispecie diventa cacciatore.
In merito al lupo, che poi era il tema iniziale di questo dialogare uno dei più grandi sostenitore del “Progetto Lupo” quando questo era ancora sulla carta è stato il dott. Roberto Gatti, ben noto cacciatore, e alcuni giorni prima di morire con me e Riccardo si rammaricava che una grande componente politica lo stava contrastando e che si temeva venisse affondato. E onestamente, non ho conosciuto nessun ambientalista che avesse le sue conoscenze in merito agli animali selvatici e un rispetto estremo per la natura.
Certo è che i lupi che vengono avvistati ora hanno comportamenti molto strani, non credo sia naturale e neppure storicamente supportato che questi non abbiano paura dell’uomo ma che vivano tra le case. Io non vorrei che in Italia venisse commesso lo stesso errore commesso negli Stati Uniti. Qui alcuni anni fa sono stati allevati diversi esemplari di lupo per essere reintrodotti in ambienti in cui era estinto. Il risultato è stato che ora li stanno tutti catturando per sterilizzarli per evitare che vengano in contatto con le popolazioni selvatiche perché i primi non hanno più sviluppato i caratteri della specie: preferiscono attaccare il bestiame degli allevatori che cacciare animali selvatici e non sono timorosi dell’uomo in quanto hanno avuto contatti ripetuti sin dalla nascita con questo. Per non inquinare le peculiarità del lupo la comunità scientifica americana ha pensato che la cosa migliore sia sterilizzare tutti gli animali reintrodotti.
Un saluto
Silvana
in questo discorrere di prede e predatori se dovessimo chiedere un parere a Madre Natura il suo giudizio inappellabile sarebbe quello di eliminare la specie Homo Sapiens. Ma la sua presenza non si può dimenticare e non si possono dimenticare i danni e gli squilibri che questa ha prodotto e lo stato di antropizzazione che si è venuta a creare.
Emanuele scrive:
“l'estinzione è destino naturale di ogni specie... DI OGNI SPECIE!”
Allora perché tanto affannarci per tutelare specie in via di estinzione o reintrodurre specie ormai estinte!
E prima ancora sostiene:
“dovrebbe farci rivolgere lo sguardo avanti, cercando di capire come funziona ciò che ci circonda perché ognuno e ogni cosa trovi il suo spazio, sperando che questo spazio ci sia.”
E questo è il punto “capire ciò che ci circonda”
In tutti questi anni mi sono fatta una mia personale opinione sulle persone che prendono decisioni in merito all’ambiente e molte volte mi sono trovata di fronte a cattedratici che teoricamente conoscono molto bene la natura ma manca loro la conoscenza del vissuto e del quotidiano. Si, dice bene Emanuele quando sostiene che si ragiona a compartimenti stagni, nella stragrande maggioranza dei casi è così.
Ognuno cerca di tutelare gli interessi della propria parte, si creano alla fine nuovi squilibri sempre più difficili la controllare e la biodiversità, che è l’essenza della Natura ne sta pagando le conseguenze. Penso che abbia diritto di vivere il Capriolo ma anche l’Epipactis e tante altre specie vegetali in via di estinzione di cui nessuno parla. Certo i mammiferi fanno tenerezza ci prendono dalla parte del cuore, le specie vegetali sono molto meno visibili ai più. Ora si è venuto a creare un grosso squilibrio a favore degli ungulati che stanno creando grossi danni all’agricoltura, alla silvicoltura e alla vegetazione spontanea (agricoltura e silvicoltura non le possiamo dimenticare perché dobbiamo comunque fare i conti anche con la specie umana). Se ciò si sta verificando vuol dire che c’è una pressione troppo elevata e che i nemici naturali non sono più sufficienti e quindi deve…dico DEVE intervenire l’uomo che nella fattispecie diventa cacciatore.
In merito al lupo, che poi era il tema iniziale di questo dialogare uno dei più grandi sostenitore del “Progetto Lupo” quando questo era ancora sulla carta è stato il dott. Roberto Gatti, ben noto cacciatore, e alcuni giorni prima di morire con me e Riccardo si rammaricava che una grande componente politica lo stava contrastando e che si temeva venisse affondato. E onestamente, non ho conosciuto nessun ambientalista che avesse le sue conoscenze in merito agli animali selvatici e un rispetto estremo per la natura.
Certo è che i lupi che vengono avvistati ora hanno comportamenti molto strani, non credo sia naturale e neppure storicamente supportato che questi non abbiano paura dell’uomo ma che vivano tra le case. Io non vorrei che in Italia venisse commesso lo stesso errore commesso negli Stati Uniti. Qui alcuni anni fa sono stati allevati diversi esemplari di lupo per essere reintrodotti in ambienti in cui era estinto. Il risultato è stato che ora li stanno tutti catturando per sterilizzarli per evitare che vengano in contatto con le popolazioni selvatiche perché i primi non hanno più sviluppato i caratteri della specie: preferiscono attaccare il bestiame degli allevatori che cacciare animali selvatici e non sono timorosi dell’uomo in quanto hanno avuto contatti ripetuti sin dalla nascita con questo. Per non inquinare le peculiarità del lupo la comunità scientifica americana ha pensato che la cosa migliore sia sterilizzare tutti gli animali reintrodotti.
Un saluto
Silvana
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