Messaggioda Emanuele Fior » mar 8 giu 2010, 16:40
Ciao a tutti.
La discussione sta seguendo varie direttrici (emotive, scientifiche, storiche), ma credo che necessiti anche di un aggiornamento su come venga trattata e considerata la faccenda da un punto di vista politico-normativo a livello provinciale. Senza volere giudicare nè inserire convinzioni personali, inserisco alcuni dati.
All'interno del Piano Faunistico-Venatorio Provinciale 2007-2012 esiste un Piano Provinciale di Gestione dei Corvidi, sottoposto a parere dell'ISPRA (ex INFS), che prevede una stima delle densità dei corvidi (gazza e cornacchia grigia) basata sulla conta dei nidi, ed un conseguente piano di prelievo. Tale Piano di Gestione assume:
- motivazioni di base: tutela produttività faunistica locale (lepre)
- mezzi ecologici: messa in sicurezza discariche e altre aree di alimentazione
- aree di intervento: ZRC, Aree di rispetto totali degli ATC, AFV
- metodi di intervento: trappole autoscattanti
- controllo del piano: censimenti specie bersaglio, verifica produttività lepre
- durata: scadenza PFV 2007/2012
Per fornire qualche numero, nel periodo 2003-2005 sono state abbattute 1201 cornacchie grigie e 1400 gazze.
Aggiungo una piccola considerazione di carattere generale sull'evoluzione e gli adattamenti delle specie. Il problema non è che l'uomo porti semi, piante, animali, in giro per il mondo, come fanno vento e uccelli (a cosa servirebbero altrimenti la disseminazione anemofila e zoocora?), quanto la frequenza, la velocità e la quantità di tale processo. Tale spinta del mondo naturale consegna il pianeta ai generalisti, cioè a quelle specie in grado di sopportare ambienti banali, soggetti spesso a disturbo ed a rapide modificazioni, escludendo gli specialisti, i quali hanno bisogno di tempo, nicchie e ambienti stabili. In sostanza la specie uomo sta radicalmente modificando la condizione della flora-fauna, le quali non devono più adattarsi solo al clima, ai competitori ed ai predatori, ma soprattutto all'uomo stesso. Sarà forse una banalità, ma il carattere globale di questa tendenza appare evidente e , se le cose non cambiano, bisognerà farsene una ragione.
Un'ultima questione sul legame animali-uomo: quello delle rondini è un esempio molto interessante e credo Renato abbia ragione nel sostenere che le scale temporali su cui analizzare i fatti siano fondamentali. E' altresì vero che proprio perchè modifichiamo i comportamenti delle popolazioni animali, è difficile poter dire con certezza che prima dell'intervento dell'uomo la tal specie non se la cavasse in altro modo. Mi spiego: e se le rondini avessero sempre nidificato in cavità degli alberi e avessero modificato il loro comportamento solo con l'avvento delle stalle? La mia è una provocazione e non penso che ciò sia avvenuto davvero, però credo che possiamo cambiare drasticamente i comportamenti e le abitudini degli animali, molto più di quanto crediamo e molto più rapidamente. Esempio: in Ungheria da alcuni anni i falchi cuculi nidificano per la gran parte in cassette nido piuttosto che in nidi di corvo, tanto che si dice ne siano diventati dipendenti. E se tra vent'anni venissero tolti tutti i nidi artificiali? Probabilmente la specie subirebbe un grosso calo, prima di ricominciare ad utilizzare i nidi naturali, dato il probabile imprinting genitore-figlio sul tipo di nido utilizzato. Chissà quanti simili episodi si verificano a nostra insaputa con specie animali e vegetali, senza che se ne riescano a comprendere le vere cause e gli effetti a lungo termine.
Scusate la lunghezza. Ciao,
Emanuele