Messaggioda Emanuele Fior » dom 25 apr 2010, 1:35
Cara Daniela,
poni dei quesiti interessanti, e purtroppo a volte dati per scontati.
Conosco bene la situazione trentina: le mie origini sono di lì, ci ho vissuto, e ci torno spesso, oltre ad avere vari amici cacciatori. Ebbene, la situazione non è assolutamente rosea come la descrivi. E' vero che vengono svolti censimenti annuali (partecipano quasi solo cacciatori, i più interessati, anche se c'è di mezzo il solito, italianissimo, conflitto di interessi...), come a Parma, peraltro, ed è pur vero che i piani di abbattimento vengano calibrati sulle stime effettuate, ma purtoppo teoria e pratica si trovano a distanze abissali. Ben di rado viene abbattuto solo il capo assegnato e soprattutto molto spesso le prede non vengono denunciate, con l'ovvio risultato che a fine stagione il carniere è ben più numeroso di quanto previsto dalla legge. Ho visto innumerevoli volte i capi abbattuti di frodo, i trofei, ecc.., ma se interpellati in pubblico, tutti i vari personaggi non possono che negare.
In sostanza, pur resistendo un vero e proprio bracconaggio (caccia con metodi illegali e/o in periodi non consentiti), la vera piaga, a mio modo di vedere, è l'abbattimento di prede non consentite (sia per specie, che per classe di età, che per numero) durante la stagione venatoria; ciò si spiega col fatto che in quel periodo i cacciatori hanno sempre appresso il fucile e, lo sappiamo tutti, l'occasione fa l'uomo ladro...
In provincia di Parma la caccia "di selezione" (sarà poi tale?!) al capriolo è ancora giovane, così come la cultura venatoria su tale specie: forse sono questi gli ultimi momenti per cercare di far crescere i nostri cacciatori con l'idea che le regole vadano davvero rispettate.
Ovviamente non si vuole fare di tutta l'erba un fascio, accusando in toto la categoria cacciatori, però qualcosa in più per emarginare e denunciare i colleghi disonesti sarebbe apprezzabile.
Saluti,
Emanuele