Emanuele Fior ha scritto:Vorrei aggiungere un tassello alla discussione, riprendendo lo spunto di Anguis.
Se per gli ungulati è relativamente semplice calcolare la capacità agroforestale (cioè la massima densità di animali oltre la quale vengono arrecati danni consistenti alle colture e/o alla rinnovazione forestale) ed è molto complicato limitarne l'impatto in altro modo se non con lo sparo, per il lupo la faccenda è molto diversa. Innanzitutto i danni al patrimonio zootecnico sono (sarebbero) del tutto evitabili, se solo si facesse ricorso ai numerosi mezzi di dissuasione disponibili (recinzioni adeguate, cani da pastore, ecc.), ma soprattutto è pur sempre un alleato per contingentare il numero di ungulati.
Quindi? Come la mettiamo? Ad oggi non esiste alcuna motivazione scientifica per affermare che esistano o potrebbero esistere troppi lupi. Forse per accontentare qualche fucile...ma questo è un altro discorso.
Eh già come la mettiamo? Se si continua a fare il contrario di ciò che sarebbe indicato fare, per la specie lupo si mette male, in quanto semplicemente non la lasciano esistere: non potremo mai appurare se il lupo è veramente efficace nel contenere il numero degli ungulati, almeno non fino a quando allevatori, cacciatori e compagnia bella continueranno ad intromettersi con la solita impertinenza; di sicuro c'è solo che i cacciatori non sono in grado di gestire le popolazioni degli ungulati che con tanta passione e spregiudicatezza hanno voluto introdurre nel territorio, e che i pastori (maremmani , piemontesi , abruzzesi o veneti che siano) ancora non hanno capito che la responsabilità del loro bestiame spetta solo a loro, e che il territorio non può essere a loro esclusiva disposizione.