Euscorpius concinnus
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Euscorpius concinnus
Se i ragni sono poco conosciuti (e pure poco amati) dai più, gli scorpioni potrebbero essere in una condizione anche peggiore. Appartengono sempre alla classe degli Aracnidi. Nonostante siano parecchio diversi dai loro “cugini” tessitori, possiedono sempre otto zampe, due pedipalpi (stavolta molto sviluppati a formare chele) e due appendici preorali chiamate cheliceri. Come nei ragni è presente una regione anteriore (ottenuta dalla fusione di testa e torace) chiamata prosoma e una regione posteriore addominale. Nei ragni però queste due regioni sono legate da uno stretto peduncolo e quindi ben distinte. Negli scorpioni invece prosoma e opistosoma sono largamente uniti e più difficili da distinguere. Inoltre la regione addominale (opistosoma) è ulteriormente suddivisa in due parti: il mesosoma formato da 7 tergiti e il metasoma (o impropriamente “coda”) formato da 5 segmenti e terminante con l’apertura anale. L’ultimo segmento posteriore all’ano si chiama telson, ed è quello recante l’aculeo velenifero (Foto 1). Se si osserva uno scorpione dal basso si notano quattro paia di polmoni e organi molto caratteristici chiamati “pettini”. Queste appendici coprono parzialmente il primo paio di polmoni e hanno funzioni sensoriali (Foto 2 e 6). La questione veramente difficile è distinguere le varie specie italiane che, nel parmense, appartengono tutte al genere Euscorpius. Molti scorpioni del genere Euscorpius sono estremamente simili visti dorsalmente. Le migliori possibilità di notare differenze significative si ottengono con una foto ventrale. I caratteri più utilizzati per distinguere le specie sono il numero e la disposizione di peli specializzati detti tricobotri. Diversamente dai peli normali (negli Aracnidi più larghi alla base e via via più sottili verso l’apice) i tricobotri sono estremamente sottili per tutta la loro lunghezza e sono utilizzati da ragni e scorpioni per percepire anche debolissime correnti aeree. Alla base dei tricobotri ci sono strutture simili a piccoli “crateri” facilmente visibili non solo al microscopio ma anche con una buona foto macro (Foto 3). Anche il numero dei denti che formano i pettini può essere utile sia per riconoscere le specie sia per distinguere i maschi dalle femmine. Alcune osservazioni si possono fare (con foto macro e un po’ di pazienza) anche con lo scorpione vivo e incolume. Non è mai facile ma alcuni esemplari si fingono morti (tanatosi) e si lasciano anche ribaltare per un minuto o due. Attualmente la situazione è estremamente complessa dal momento che le analisi genetiche suggeriscono l’esistenza di “specie criptiche”. Così, per tentare di identificare certi scorpioni a livello di specie, è divenuto fondamentale conoscere l’esatta località di ritrovamento.
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- Foto 1 Euscorpius concinnus femmina dorsale.JPG (391.72 KiB) Visto 1422 volte
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- Foto 2 Euscorpius concinnus femmina ventrale.JPG (363.28 KiB) Visto 1422 volte
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- Foto 3 Euscorpius concinnus maschio tricobotri esterni patella.JPG (268.93 KiB) Visto 1422 volte
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Re: Euscorpius concinnus
Se si osserva la parte ventrale esterna delle chele negli scorpioni dei nostri boschi si possono notare 4 tricobotri (foto 4). Circa venticinque anni fa, tutti gli scorpioni europei con questa caratteristica erano assegnati alla specie Euscorpius carpathicus. Altre specie ben conosciute erano Euscorpius flavicaudis (con 5 tricobotri) ed Euscorpius italicus (con 7 o più tricobotri nella stessa posizione). Nel 2002, i ricercatori Fet e Soleglad constatarono una tale complessità ed eterogeneità nel taxon Euscorpius carpathicus da indurli a descrivere diverse nuove specie. Nel contempo restrinsero l’areale di Euscorpius carpathicus alla sola Romania mentre molti Euscorpius italiani e non erano stati accorpati sotto il nome Euscorpius tergestinus. Così gli scorpioni italiani a quattro tricobotri (sempre nella parte ventrale della chela) risultarono divisi in due categorie principali: Euscorpius tergestinus diffuso soprattutto al centro nord ed Euscorpius sicanus diffuso prevalentemente nel Sud Italia e in Sardegna. Sulle Alpi ci sono pure altri scorpioni con quattro tricobotri (sottogenere Alpiscorpius) ma siamo ben lontani dalla provincia di Parma. Pure il taxon Euscorpius tergestinus, ridescritto sulla base di neotipi sloveni, si rivelò eterogeneo e inadatto a rappresentare le popolazioni appenniniche di Italia centrale e settentrionale. Nel 2005 Vignoli e altri elevarono a livello di specie Euscorpius concinnus (Koch, 1837), uno scorpione molto scuro e lucido, parecchio diffuso nell’Appennino centro-settentrionale. In seguito altri ricercatori (Gioele Tropea) hanno descritto diverse specie nuove in Italia ma per il momento le popolazioni dei boschi parmensi sembrerebbero attribuibili ad Euscorpius concinnus. Gli esemplari fotografati sono stati avvistati in castagneti del comune di Medesano ed avevano una lunghezza corporea totale di 25-36 mm (misurata dal margine anteriore del carapace fino all’estremità dell’aculeo). Euscorpius concinnus trova rifugio sotto le cortecce, nelle fessure del legno morto o sotto pietre. Può essere molto comune in castagneti o in querceti termofili. Evita gli ambienti aridi, privi di copertura arborea ma anche quelli eccessivamente umidi. Non è raro trovarlo anche nelle abitazioni, specialmente se si tratta di case di montagna o con boschi nelle immediate vicinanze. In ogni caso, a differenza di Euscorpius italicus, è più abbondante in contesti naturali e solo occasionalmente sinantropico. Euscorpius concinnus, come tante altre specie simili, si nutre di piccoli artropodi. Quando lo scorpione è pronto a cacciare (per lo più di notte) si porta presso l’apertura del suo nascondiglio e divarica le chele in modo da poter percepire le vibrazioni di potenziali prede. Se molto affamato può anche uscire completamente dalla fessura ed effettuare brevi perlustrazioni nei dintorni. Spesso la preda viene afferrata con le chele e (purtroppo) divorata mentre è ancora viva. Lo scorpione cerca quasi sempre di risparmiare il veleno e utilizza il pungiglione per la caccia solo quando la preda si rivela particolarmente forte o pericolosa. In molti casi, se molestato si volta verso l’aggressore e assume un atteggiamento di minaccia con le chele sollevate. Come nel caso dei ragni, l’alimentazione può durare per parecchie ore in modo da assimilare in modo efficiente tutte le parti digeribili. Le femmine sono quasi sempre più scure, panciute (a maggior ragione se gravide) e con pettini di dimensioni ridotte (foto 1 e 2). Mediamente i pettini delle femmine sono formati da 7 denti ciascuno ma sono possibili piccole variazioni. Per esempio, nella femmina che ho scelto per inserire le foto didattiche i denti sono 6/7. I maschi, quasi sempre più snelli, si riconoscono soprattutto per via del telson particolarmente ingrossato, rigonfio e per il fatto di avere pettini più grandi formati (mediamente) da 8 denti ciascuno (foto 5 e 6).
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- Foto 4 Euscorpius concinnus tricobotri ventrali chela.JPG (332.68 KiB) Visto 1421 volte
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- Foto 5 Euscorpius concinnus maschio dorsale.JPG (384.69 KiB) Visto 1421 volte
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- Foto 6 Euscorpius concinnus maschio ventrale.JPG (363.84 KiB) Visto 1421 volte
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Re: Euscorpius concinnus
Avevo trovato questa femmina di Euscorpius concinnus alcuni mesi fa in un boschetto di roverelle a circa 500 metri da casa. Poi ho cercato di creare una specie di terrario con terriccio e foglie di quercia in modo da riprodurre più o meno la lettiera di un bosco. Ho cercato di fornire qualche rifugio ancora più buio, tranquillo e sicuro arrotolando del cartone e legandolo con filo di juta. La femmina ha scelto quasi subito una fessura nel cartone e non l’ha più abbandonata. Di notte quando lo scorpione aveva fame si appostava presso l’apertura della tana in modo che le chele sporgessero all’esterno. Quando vedevo i pedipalpi protesi in genere cercavo di procurarmi una preda. Offrivo allo scorpione il primo artropode (di dimensioni adeguate) che mi capitava in casa o in giardino senza pensarci tanto (una falena, una forficula, una blatta, un grillo, un piccolo carabide ecc.). In genere la preda veniva raggiunta con entusiasmo e subito trascinata all’interno della fessura nel cartone. Ogni tanto bagnavo appena il terriccio ma davvero in misura minima. Un po’ perché il terrario si trovava già al fresco nel mio garage e anche perché la stazione di ritrovamento è un querceto termofilo completamente esposto a sud. Dopo una prima fase di pasti frequenti, la femmina è divenuta più “pigra” e rimaneva giorno e notte ben all’interno nella fessura. Deve aver partorito i piccoli presumibilmente nella prima decade di agosto. Come molti sanno (specialmente quelli che hanno colonie di scorpioni vicino a casa) questi aracnidi sono vivipari. Le femmine partoriscono i piccoli e li trasportano sul dorso fino alla prima muta. Durante questa fase “larvale” i giovani sono incapaci di assumere alimenti o di pungere. Con la prima muta i piccoli Euscorpius acquisiscono la capacità di nutrirsi e diventano indipendenti. Così abbandonano la madre e si disperdono in modo definitivo (anche per ridurre la possibilità di episodi cannibalistici).
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- Euscorpius concinnus femmina con piccoli 1.JPG (294.55 KiB) Visto 1298 volte
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Re: Euscorpius concinnus
Magistrale!
Luigi
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Re: Euscorpius concinnus
Grazie Luigi!
Nella prima foto si possono osservare le esuvie dei giovani sul dorso della madre. I piccoli infatti hanno superato la prima muta (dopo circa 7-10 gg) e solo al termine di questo evento iniziano progressivamente a disperdersi. Sono stati riportati nel boschetto originario anche perché sarebbe un po' impegnativo prendersi cura di tutti. Comunque devo dire che gli scorpioni, se paragonati ad altri artropodi di pari dimensioni (per esempio certe specie di ragni) tendono a generare meno "pargoli" ma questi sono di dimensioni relativamente elevate. La muta è il processo indispensabile per la crescita che li accompagnerà fino allo stadio adulto. Nella seconda foto si può vedere un maschio diventato adulto dopo l'ultima muta. Se si osserva la vecchia esuvia a sinistra si può constatare, oltre all'aumento delle dimensioni, la comparsa "improvvisa" dei caratteri maschili: il telson rigonfio e la presenza di una tacca (o incisione) marcata su dito fisso delle chele.
Nella prima foto si possono osservare le esuvie dei giovani sul dorso della madre. I piccoli infatti hanno superato la prima muta (dopo circa 7-10 gg) e solo al termine di questo evento iniziano progressivamente a disperdersi. Sono stati riportati nel boschetto originario anche perché sarebbe un po' impegnativo prendersi cura di tutti. Comunque devo dire che gli scorpioni, se paragonati ad altri artropodi di pari dimensioni (per esempio certe specie di ragni) tendono a generare meno "pargoli" ma questi sono di dimensioni relativamente elevate. La muta è il processo indispensabile per la crescita che li accompagnerà fino allo stadio adulto. Nella seconda foto si può vedere un maschio diventato adulto dopo l'ultima muta. Se si osserva la vecchia esuvia a sinistra si può constatare, oltre all'aumento delle dimensioni, la comparsa "improvvisa" dei caratteri maschili: il telson rigonfio e la presenza di una tacca (o incisione) marcata su dito fisso delle chele.
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- Euscorpius concinnus dispersione stadi ninfali 1.JPG (349.33 KiB) Visto 553 volte
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Re: Euscorpius concinnus
Piccoli scorpioni crescono! Nel frattempo spero che la "Scorpiona" si sia tolta le esuvie dal groppone.
Luigi
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