IL TACCUINO DEL NATURALISTA

Siam appena di là dal confine e comunque la cosa merita una segnalazione: tra i vari obiettivi che mi sono dato da quest'anno c'è quello di esplorare a dovere le ofioliti del nostro territorio, sia Parma che Piacenza. Il codirossone era noto come nidificante sul Prinzera e sul Groppo di Gorro, mentre altre belle presenze riproduttive in alta montagna le lascio descrivere meglio a chi le conosce bene. Oggi ho puntato deciso al Monte Menegosa, monte ofiolitico sopra Morfasso, proprio con la speranza di osservare, tra le altre cose, il codirossone. Con gioia ho trovato una coppia molto attiva, insieme a tottaville, luì bianchi, zigoli neri e zigoli muciatti...

L'ennesima prova che le ofioliti sono molto interessanti sia per la flora che per la fauna e naturalmente dal punto di vista geologico.
Luigi

Approfitto dell'intervento di Daniele, per mostrare l'incontro con alcuni Sordoni (Prunella collaris), avvenuto lo scorso 31 ottobre, sempre sul Menegosa. Sinceramente non ho proprio idea se si tratti di un incontro raro, certo in ofiolite ci sono spesso e non ne avevo mai visti né prima, né dopo. Comunque bestiole simpaticissime e nel complesso molto confidenti, che non parevano granché infastidite dalla presenza mia e di Silvana. Un saluto Riccardo

Altre due immagini

Splendidi!

...e soprattutto sordi visto che vi siete avvicinati così tanto.
L.

...facevano i sordoni...
Daniela

Nella montagna ovest i sordoni in periodo invernale non sono frequenti ma è possibile osservarli in tutti i rilievi (per es Gottero, Passo di Cento Croci, M. Maggiorasca) mentre non mi è mai capitato di osservarli o udirli in periodo riproduttivo.

Il codirossone nelle stesse zone oggi è localizzato nella "altissima" Val Taro, nel bacino del torrente Taro a monte di S. Maria, dove si riproducono diverse coppie. Negli anni '80 ce n'era almeno una coppia ancora al passo della Cappelletta, e ancora più indietro(anni '70) un mio amico mi diceva che che n'erano varie coppie sui rilevi intorno a Borgotaro, ad esempio al passo del S. Donna. La scomparsa del pascolo brado e il conseguente imboschimento hanno scacciato questa specie, che sopravvive solo sulle ofioliti più brulle, dove la vegetazione arbustiva non riesce a perdere il sopravvento.