Gamberi d'acqua dolce

daniele.giovanelli
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Gamberi d'acqua dolce

Messaggioda daniele.giovanelli » mer 31 ago 2016, 21:43

Avvistati vari esemplari di Gambero d'acqua dolce (Autropotamobius pallipes) nel Rio Camporuota (Medesano). Questa è pressoché l'unica specie di gambero fluviale autoctona in Italia e sta diventando sempre più rara.
Ho ingrandito la foto di una femmina e messo in evidenza i caratteri identificativi di Austropotamobiu pallipes. In Europa esiste anche la specie Austropotamobius torrentium che in Italia si trova solo nel Nord-est e differisce dagli esemplari delle foto per avere i margini interni delle chele più lisci e per l'assenza di spine presso il solco cervicale (Mazzoni, Gherardi, Ferrarini 2004). Inoltre anche Austropotamobius pallipes da alcuni è considerato un "complesso" formato da varie specie o sottospecie molto simili. In Europa centro-settentrionale e anche in parte del Friuli è presente anche un'altra specie europea: il gambero nobile Astacus astacus. Prima però di perderci in dettagli tassonomici più o meno importanti facciamo anche un ripasso di storia.
Fin dal tempo degli antichi romani i gamberi fluviali sono stati oggetto di caccia e alimentazione. La raccolta massiccia è proseguita nei secoli fino a tempi molto recenti un po' in tutta Europa e alcuni contadini ne riempivano secchi interi da friggere in padella. Così, sia le popolazioni di Austropotamobius (diffuso soprattutto in Europa occidentale ma non in Spagna) sia quelle di Astacus (diffuso in Europa centrosettentrionale fino alla Scandinavia) si sono notevolmente ridotte. Oltre a questo bisogna aggiungere ovviamente i danni all'habitat dovuti alla bonifica delle aree umide, alla cementificazione degli alvei, e soprattutto all'inquinamento. Un'altra beffa per queste specie europee è avvenuta con l'introduzione di varie specie esotiche americane: Gambero rosso della Louisiana (Procambarus clarkii), Gambero americano (Orconectes limosus), Gambero della California (Pacifastacus leniusculus). Lo scopo era quello di sostituire le specie autoctone in fase di forte rarefazione con allevamenti redditizi. Tuttavia, come quasi sempre accade, le specie esotiche sono riuscite a sfuggire dagli allevamenti e a naturalizzarsi in molte regioni. Il problema è che queste specie sono estremamente competitive: tollerano meglio le acque inquinate, povere di ossigeno, le temperature elevate e la siccità. Hanno crescita più rapida e si riproducono precocemente e abbondantemente (specie r). Inoltre le specie esotiche sono portatrici più o meno sane di una malattia fungina nota come "peste dei gamberi" che stermina le specie europee. Queste ultime invece vivono solo in acque relativamente pulite e ricche di ossigeno. Sono piuttosto longeve ma non raggiungono la maturità sessuale prima di due o tre anni e richiedono ambienti stabili nel tempo (specie k). Inoltre dal punto di vista termico i gamberi europei sono stenobionti freddi e non tollerano temperature dell'acqua superiori a 25 °C. Inutile dire quindi che tutti i gamberi d'acqua dolce europei sono specie protette e decisamente vulnerabili.
Il Rio Camporuota era noto già parecchi anni fa agli abitanti del luogo per la presenza di gamberi ed è piacevole constatare che la popolazione non si sia ancora estinta nel 2016. Il rio purtroppo è quasi asciutto in estate e i gamberi sopravvivono, quando va bene, in alcune pozze. Le acque scorrono in boschi misti, sono relativamente limpide, pulite e lontane da fonti di liquami che andrebbero a danneggiare l'habitat. Inoltre, ho notato che i gamberi sono più comuni in ambienti rocciosi o ciottolosi, con un sottile strato fangoso e foglie morte. Molto importante è la presenza di nascondigli costituiti da rocce, tronchi caduti, e soprattutto dalle radici di Alnus glutinosa che si immergono direttamente nell'acqua. La dieta pare sia onnivora; ho notato un maschio adulto divorare parzialmente una cavalletta che era annegata nella pozza.
Purtroppo nelle maggior parte delle pozze ci sono pochi esemplari e quelle più superficiali si asciugano a grande velocità. Alcune pozze piene di gamberi si sono prosciugate negli ultimi 15 giorni di agosto e sono diventate dei cimiteri pieni di cadaveri (alcuni mi hanno aiutato nell'identificazione). Forse in parte è fisiologico ma le infedeltà del clima possono essere devastanti anche in ambienti abbastanza equilibrati. L'unica possibilità per i gamberi è fare la danza della pioggia e sperare che l'estate finisca presto.
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Luigi Ghillani
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Re: Gamberi d'acqua dolce

Messaggioda Luigi Ghillani » mer 31 ago 2016, 21:57

La pioggia salvi i gamberi del Camporuota!
Luigi

riccardo de vivo
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Re: Gamberi d'acqua dolce

Messaggioda riccardo de vivo » gio 1 set 2016, 14:14

Bravo Daniele, eccellente descrizione e penso tu abbia fatto benissimo a sottolineare una specie che, per colpa esclusiva dell'uomo, necessita ora di protezione e rispetto per poter sopravvivere. Mio padre ricordava spesso che il cavo Venzuola, ora fogna di Fidenza, era ricchissimo di vaironi, "botoli" e gamberi quando lui era bambino. E anch'io, che comunque mi ostino a non considerarmi decrepito, ricordo benissimo i gamberi popolare i rii, ma anche i canali della Bassa. Nella Fontana, in zona Bastelli, oltre a una incredibile ricchezza di pesce, i gamberi erano assolutamente comuni fino al 1957. Scomparvero di colpo nel 1958. Mio padre indagò e, conoscendo parecchi contadini della zona, venne a sapere che in quell'anno avevano incominciato a usare massicciamente i concimi chimici, che prima non erano utilizzati. Noi addebitammo a questo fatto una scomparsa che fu definitiva. Nel rio Ferrari di Costamezzana, che scorre sotto la casa della Silvana, i gamberi sono ricordati come abbondanti. Poi scomparvero per l'inquinamento del Paese. Nel 2004, con sorpresa, ne vidi ancora qualcuno: pensai a un miracolo di depurazione, ma durò due anni, poi sparirono in modo definitivo. Vi è da dire che, oltre all'inquinamento, il rio è ricordato un tempo con acqua perenne, mentre oggi va in secca a ripetizione in molti punti. Comunque , a scanso di eventuali speranze, quest'anno ho visto in zona il gambero della Louisiana, giusto per mettere il cuore in pace, e lasciare intatto il dilemma se noi uomini prevaliamo per avidità oppure per stupidità. Poiché conosco personalmente gente che ancora oggi compie furtive incursioni notturne in certi rii montani, vantandosi poi di fritture saporite, ripetiamo senza stancarci che accanirsi contro il nostro povero gambero è un atto vile verso un essere che di male dall'uomo ne ha già subito anche troppo. Riccardo


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