Piano di "gestione" del capriolo

enrico bocchi
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Re: Piano di "gestione" del capriolo

Messaggioda enrico bocchi » lun 20 dic 2010, 17:27

Ci ho messo un pò a capire la battuta di Guido, ma se alla fine l'ho intesa bene, non ci saranno solo belle capriole se si affidano gli abbattimenti ai cacciatori, ma anche daini, cinghiali, cervi, mufloni, minilepri.....
A proposito di volpi, l'altra mattina approfittando di 3 cm di neve fresca e asciutta, giacente da 12 ore e ottima per tracciare, ho fatto un giretto intorno a casa e ho constatato che tra volpi, lepri, ovviamente anche caprioli, faine e scoiattoli, la consistenza numerica è più che buona; numerose le piste soprattutto proprio di volpi e lepri. Nonostante la minima notturna fosse scesa a -11°C, ho trovato persino la pista di un tasso !
Ciao, Enrico.
nadia ed enrico, www.florautoctona.com

Emanuele Fior
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Re: Piano di "gestione" del capriolo

Messaggioda Emanuele Fior » lun 20 dic 2010, 23:55

La foto è stata scattata nel febbraio scorso nel torrente Parma, appena a meridione della città.
I caprioli erano 7: eccone due impegnati contro la corrente.

Ciao,
Emanuele
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Luigi Ghillani
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Re: Piano di "gestione" del capriolo

Messaggioda Luigi Ghillani » mer 22 dic 2010, 0:03

Un conto è coglere al volo degli uccelli e un altro conto è cogliere al volo caprioli che nuotano. Bravo Emanuele!
Saluti.
Luigi

r.b.shrike
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Re: Piano di "gestione" del capriolo

Messaggioda r.b.shrike » mer 22 dic 2010, 21:53

:? :roll: :? ...cogliere al volo caprioli che nuotano ??? 8-) :roll: :lol: :?

Luigi mi devi fare assolutamente conoscere il tuo Pusher 8-)

Ciao Maurizio

abocchi
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Re: Piano di "gestione" del capriolo

Messaggioda abocchi » mer 22 dic 2010, 22:15

Voglio dire anch’io la mia, forse per l’ultima volta, tanto non serve a niente, perché vedo che molte persone vedono le cose solo dal punto di vista emozionale , perché il capriolo è un animale molto grazioso, e quello che accade al di fuori del proprio mondo non gliene importa proprio nulla.
Premesso che io non vado a caccia e non ho interessi in questo campo, anzi è l’opposto perché essendo la mia terra( circa 80 biolche) inserita in una riserva, a volte mi sono trovato cacciatori che vengono da fuori provincia , anche dentro il recinto del bestiame. Ma da qui a fare di tutta l’erba un fascio c’è un abisso. Alla fine anni 50 e fino al 1970-80 circa, di caprioli qui nella zona del Tizzanese , non ce n’era nemmeno l’ombra come pure i cinghiali; anche i fagiani erano una rarità,i corvidi contenuti, mentre la starna che ora è praticamente scomparsa era abbondante e si sentivano alla sera i vari gruppi che cantavano. Al mio paese praticamente quasi tutti andavano a caccia e la selvaggina abbondava. Ora a distanza di anni la starna è scomparsa, mentre in paese ci saranno si e no 2 o 3 cacciatori. Ma nessuno qui ha mai sparato ad un fringuello, ad una cincia o ad un merlo. Ne parlavamo a casa mia anche con Luigi,nessuno sprecava una cartuccia per queste piccole bestiole e c’era una sorta di autoregolamentazione che imponeva di fatto una caccia di selezione; non ci sono stati i disastri causati dai cacciatori di altre regioni.
Quello che è cambiato da noi sono gli ambienti di coltura, questo perché i selvatici trovavano giovamento e vita dalle pratiche agricole di quegli anni. Ora le stoppie non esistono più e si ara il terreno appena possibile e gli uccelli non trovano più i semi rimasti. Tutto nei campi è stato raso al suolo, compresi i vecchi frutti, per facilitare il lavoro delle macchine che, specie nella fienagione,fanno un vero macello. Poi da noi siamo stati fortunati che i nostri contadini non hanno mai usato porcherie come i diserbanti e i prodotti di sintesi. Ma gente di pochi scrupoli che vengono da altre regioni, stanno impiantando stalle enormi ormai anche da noi, tanto se sgarrano nei riguardi dell’ambiente nessuno gli da una multa!
In pianura invece si è assistito ad una vera depredazione del territorio, dove molti agricoltori famelici di denaro, a discapito dell’ambiente, hanno inquinato a più non posso e ridotto il terreno sterile ed anche la cementificazione non è stata da meno.
In montagna gli agricoltori sono calati molto di numero (per fortuna non ancora estinti come a volte auspicato) e molti non sono così rispettosi per l’ambiente come i nostri vecchi, anche se ora hanno più cultura(ma a volte l’uomo, più è colto e più è malvagio); così pure i cacciatori locali si sono ridotti.
Ma demonizzare gli uni e gli altri come si è fatto a volte in questo forum è un grosso sbaglio, sarebbe meglio collaborare con entrambe le categorie. Quello che più mi infastidisce è il completo menefreghismo del cittadino rispetto ai nostri problemi, come se in città fossero tutti perfetti!
Bene o male il cittadino alla fine del mese lo stipendio lo prende lo stesso(o quasi) e non gli importa niente del danno che la fauna selvatica a noi procura. Tanto dite voi ci sono i risarcimenti ! Ma non avete capito che sono una farsa e chi non è convinto gli faccio anche vedere la documentazione!
Detto questo (mi sono tolto un sassolino dalla scarpa) dico che il capriolo come tutti i selvatici fuori numero ad es. i corvidi) vuole monitorato e il surplus eliminato. Se l’uomo ha creato questi squilibri spetta a noi porvi rimedio.
In pianura però se lo devono tenere come facciamo noi, con la giusta densità che auspico anche da noi, ma anch’io sono contrario alla eradicazione totale. I problemi degli incidenti ci sono da noi come in pianura, quindi questa scusa non vale. Proprio poco tempo fa mio figlio rientrando a casa una sera che c’era la nebbia ha centrato un capriolo femmina in una curva e procurato 1000 euro di danni che non mi pagherà nessuno. Qui gli incidenti sono molto frequenti e allora perché questa distinzione con la pianura?
Ripeto con la giusta densità, altrimenti faremo un ‘agricoltura blindata, cioè saremo costretti a recintare tutto, ma per l’ambiente non sarà la cosa migliore.
Se qualcuno vuole fare una prova sui danni che provocano gli ungulati gli porto un po’ delle mie capre nel giardino del condominio così capirà.
Perché allevare dei frutti antichi come faccio anch’io e al 5° o 6° anno vederseli seccare perché nonostante la protezione sono stati scortecciati da cima a fondo dai maschi del capriolo con le corna è una esperienza che non auguro a nessuno. Anche i ricacci dei boschi cedui dopo il taglio sono rasati a zero dai caprioli e non c’è più il ricambio degli alberi.
Quindi per il bene della natura e per tornare più credibili (perché il territorio non è uno zoo e nei terreni privati non devono comandarci gli altri) auspico una serena collaborazione con tutti, compreso i cacciatori di buona volontà, altrimenti rimarremo in pochi e non otterremo niente di buono.
Solo così si potrebbe portare avanti l’abolizione della caccia ai piccoli uccellini, che sicuramente sarebbe appoggiata dal mondo venatorio locale. Però bisogna smetterla di proteggere tutto e tutti;
ogni cosa va monitorata e seguita scientificamente, non alla mercé dell’ animalismo più sfrenato che non ha niente a che fare con la natura e gli scopi del forum; se parecchie razze di animali sono giunte fino a noi è perché hanno avuto un utilizzo utile e vanno rivalutate come auspicato da Provincia (vedi Pecora cornigliese,Tacchino di Parma , ecc) oppure dal sito della nostra Regione abbastanza attenta ai temi ambientali che dice “(Consumare vecchie varietà fruttifere o carne di razze autoctone, spesso dal gusto inimitabile, più sane e sostenibili in termini ambientali, è un incentivo per la salvaguardia di questo patrimonio genetico.)”

Scusate la lungaggine ma il tema è molto delicato, Antonio

Luigi Ghillani
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Re: Piano di "gestione" del capriolo

Messaggioda Luigi Ghillani » mer 22 dic 2010, 23:18

Non è certo il primo fra gli agricoltori biologici da cui sento fare simili considerazioni sulla proliferazione di alcune specie che incidono negativamente sulle attività agricole e questi agricoltori sono da considerare, a mio avviso, come le migliori sentinelle dell'ambiente per la concreta opera a favore della nostra salute - produzione di cibo sano - e per un'autentica salvaguardia del territorio. Purtroppo gli agricoltori che praticano l'agricoltura e gli allevamenti intensivi con i loro veleni sono ancora peggio dei caprioli e dei cinghiali. E' una gara dura. A parte l'improduttivo dualismo fra chi abita in città e in campagna sono largamente concorde con quanto detto da Antonio.
Saluti a tutti.
Luigi

g.gerra
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Re: Piano di "gestione" del capriolo

Messaggioda g.gerra » mer 22 dic 2010, 23:23

abocchi ha scritto:Voglio dire anch’io la mia, forse per l’ultima volta, tanto non serve a niente, perché vedo che molte persone vedono le cose solo dal punto di vista emozionale , perché il capriolo è un animale molto grazioso, e quello che accade al di fuori del proprio mondo non gliene importa proprio nulla...

Un forum serve per permettere alle persone di esprimere le proprie opinioni, tu hai le tue, altri possono avere idee diverse ma non per questo una delle due parti deve rinunciare a scrivere quello che pensa perchè non riesce a fare proseliti. L'importante secondo me è essere civili ed avere rispetto delle idee diverse dalle proprie spiegando, come hai fatto tu, il tuo pensiero. Mi è piaciuto il tuo messaggio anche se non condivido alcuni punti. Questa discussione l'avevamo già fatta con il nido di gazza di Daniele Ronconi, dopo di che ognuno era forse rimasto delle proprie opinioni. Hai ragione quando scrivi che è facile starsene in città a tutelare gli animali fregandosene dei danni che subiscono gli agricoltori o gli automobilisti, ma la questione posta in questi termini non porta a nulla.

abocchi ha scritto: Quindi per il bene della natura e per tornare più credibili (perché il territorio non è uno zoo e nei terreni privati non devono comandarci gli altri) auspico una serena collaborazione con tutti, compreso i cacciatori di buona volontà, altrimenti rimarremo in pochi e non otterremo niente di buono. Solo così si potrebbe portare avanti l’abolizione della caccia ai piccoli uccellini, che sicuramente sarebbe appoggiata dal mondo venatorio locale. Però bisogna smetterla di proteggere tutto e tutti;..........

Qui non sono d'accordo, il territorio infatti non deve essere uno zoo ma un ambiente naturale in cui sono presenti specie animali e vegetali tra cui l'uomo. Con quale criterio decidiamo quali sono le specie da proteggere e quali quelle da eliminare? Lo decidono i cacciatori, gli agricoltori, gli animalisti, gli ambientalisti ecc. ecc. ? L'uomo non è la specie designata a dominare il pianeta! Qual'è la soluzione giusta? Non la so, forse non esiste però avrei un'idea a proposito del risarcimento dei danni che gli animali fanno all'agricoltura: LI PAGASSERO I CACCIATORI che continuano anno dopo anno ad immettere "selvaggina" per loro divertimento. I cinghiali ed i caprioli (oltre che cervi e daini) sulle nostre montagne non ci sono tornati da soli; e allora facciamo pagare agli ATC questi danni non alla Provincia che usa i soldi di tutti i cittadini.
Saluti
Giuliano Gerra

riccardo de vivo
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Re: Piano di "gestione" del capriolo

Messaggioda riccardo de vivo » gio 23 dic 2010, 2:34

Abito in una cittadina di pianura dalla nascita, ma condivido pienamente le parole del “contadino montanaro” Antonio: afferma cose vere e possiede un equilibrio di giudizio, che in genere si affina solo nel vivere intensamente e direttamente gli argomenti del proprio parlare.
Noi ambientalisti troppo spesso esibiamo voci urlate di neofiti entusiasti, che pretendono di pontificare verità, avendo alle spalle l’esperienza robusta di un paio di riviste di natura sfogliate mensilmente in salotto e magari di una decina di escursioni annuali, portate a termine incespicando spesso sui ciottoli. In più occasioni ho ascoltato con angoscia amici volonterosi, ma non preparati, fare asserzioni grossolane solo perché totalmente ignoranti delle situazioni e concatenazioni causali di un evento. E purtroppo pare un generico e pesante difetto di noi umani accanirci a sostenere proprio quelle tesi su cui abbiamo meno conoscenza.
Come diceva Antonio una visione emotiva e “disneyana” della natura affiora con ricorrenza, provocando deviazioni logiche drammatiche, perché la natura ha regole spietatamente selettive: la cultura di rispetto dell’individuo è patrimonio elevato all’interno della nostra razza, ma guai pensare di estenderla alla gestione della vita naturale, perché creeremmo la catastrofe. In natura non conta il singolo, ma solo la specie e un equilibrio tra le varie specie è fondamentale per conseguire una biodiversità elevata.
Tornando a quello splendido essere che è il capriolo, la sua diffusione nella nostra provincia, per vari fattori, è ormai completamente uscita di controllo. Antonio accennava ai danni alle piante da frutto e ai boschi cedui. Sono aspetti gravi, ma sicuramente non inferiori sono quelli provocati sulla flora spontanea.
Il capriolo è un brucatore selettivo, certi germogli lo affascinano. Vi sono ad esempio orchidacee, che vengono metodicamente spuntate prima di poter andare in fiore. Nel genere Epipactis possiamo testimoniare tranquillamente di specie a rischio estinzione nella nostra provincia in tempi brevissimi e per causa specifica dei caprioli. Quando l’amico Bongiorni ha tenuto conferenze nel piacentino sulle Orchidacee, ogni volta abbia accennato ai caprioli e alla necessità di un equilibrio, ha sempre subito contestazioni irate nel pubblico, culminate nell’invettiva di una signora disperata: “Allora cosa facciamo, uccidiamo Bambi ?”.
In questa stessa discussione l’amica Carlotta, che ha un nome davvero simpatico, parla di odio e di sparare a quella brutta razza dei cacciatori. Non ho il minimo dubbio che fosse un paradosso nato dall’irritazione. Però certe espressioni mi raggelano comunque. Una lotta pur dura e produttiva ci è stata insegnata da Gandhi con altri mezzi, forse più vicini a chi ama l’ambiente.
Ma vorrei anche ricordare che il referendum sulla caccia fu miseramente perso proprio perché si volle definire l’intera categoria dei cacciatori come delinquenti, che avevano in odio la natura. Il che proprio non è vero. Certo, come in ogni categoria, qualche delinquente c’è, ma io ho conosciuto cacciatori colti, profondi conoscitori della natura e che non predavano certo per odio o insensibilità.
Penso che finché le cose siano oneste e compatibili, le posizioni degli altri vadano valutate e rispettate.
Per nessuna ragione ucciderei personalmente un capriolo. Allora ti chiedo, Carlotta, chi lo dovrebbe fare? Spero nessuno coltivi qualche dubbio che la gestione degli ungulati debba passare per una rigida ed efficace caccia di selezione. È così in tutti i paesi europei, è norma essenziale per la salute e prosperità della specie. Vorrei ricordarti, Carlotta, che in Austria ho osservato personalmente ambientalisti porgere il ”Weidmansheil” a un cacciatore che tornava con il rametto sul cappello, intinto nel sangue del capriolo, perché si era conclusa una predazione secondo natura.
Dirai altri cacciatori quelli austriaci: probabilmente è vero ma di sicuro anche altri ambientalisti.
Infine vorrei riprendere le parole di Giuliano. È vero che sugli ungulati i cacciatori hanno responsabilità gravissime. Però soprattutto con quel flagello divino che sono i cinghiali, poiché sono state allegramente ed abusivamente lanciate femmine gravide, con incroci che oggi rendono il nostro cinghiale una mostruosità, rispetto alla razza selvatica originale.
Sui caprioli le responsabilità sono decisamente più complesse. Ricordo perfettamente, negli anni novanta, lanci legali e autorizzati, con soggetti catturati nel forlivese: possiedo ancora un filmato di quegli eventi. Ma soprattutto ricordo bene come i risultati dei censimenti, da cui dovevano attuarsi i piani di abbattimento, venivano regolarmente stravolti al ribasso per volontà di gruppi e politici ambientalisti, che ritenevano di compiere il loro dovere nel ridurre al massimo il numero dei capi abbattuti. Quindi la situazione di oggi, assolutamente fuori controllo, ha sicuramente molti padri.
Ma quel che è peggio, ho la sensazione che l’idea di un rapporto ottimale territorio-numero di ungulati, che debba essere perseguito con rigore ferreo, esuli ancora dalle convinzioni profonde di parecchi ambientalisti. O forse mi sbaglio?
Un caro saluto e Augurio a tutti Riccardo

Luigi Ghillani
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Re: Piano di "gestione" del capriolo

Messaggioda Luigi Ghillani » gio 23 dic 2010, 9:22

carlotta ha scritto:Dopo aver rischiato la vita domenica scorsa con il buon E. Bocchi il buon A. Rinaldi e il buon R. Carini, in quanto siam involontariamente finiti nel bel mezzo di una battuta di caccia al cinghiale, e aver sentito le fucilate a pochi metri ...

Eh no Carlotta, col cavolo che ci siete finiti involontariamente in quel posto. Tu credi così ma la realtà è che Enrico Bocchi vi ha portati lì apposta perché ama il rischio e le emozioni forti in natura. Lo dico a ragion veduta perché in quel posto lì ci ha portato anche il sottoscritto alcuni anni fa e per fortuna ne sono (siamo) uscito vivo! Ricordo ancora gli spari dall'alto verso di noi, le nostre urla angoscianti con le mani alzate in segno di resa (non sparate! non sparate!). Neanche ci avessero scambiati per cighiali (nel mio caso un magro cinghialetto). Vista l'inutilità delle nostre urla abbiamo strisciato per terra come vermi cercando di fuggire dal pericolo. Tutto è bene ciò che finisce bene.
Saluti a tutti.
Luigi

enrico bocchi
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Re: Piano di "gestione" del capriolo

Messaggioda enrico bocchi » gio 23 dic 2010, 12:52

Nel precedente filone sui caprioli mi ero attenuto ad argomentazioni strettamente naturalistiche evitando di porre le questioni riguardanti i nostri interessi agricoli in primo piano.
Ora però vedo che Antonio a dato il via a questa nuova sequela di polemiche stimolato da questo nuovo decreto della Provincia che di fatto stabilisce diverse misure per la pianura e la collina / montagna: si crea un pericoloso precedente per cui in pianura chiunque autorizzato potrà sparare ai caprioli fino ad estirparli (omeglio a costringerli nel territorio collinare soprattutto) dopo che fino a ieri dalle nostre parti era autorizzata solo la caccia di selezione da parte dei selecacciatori, e dopo che per anni chi bracconava caprioli rischiava pesanti multe con sequestro di armi e mezzi nonchè licenza di caccia se ce l'aveva; una brusca inversione da parte della Provincia! Ne traspare che in collina e montagna si può fare i propri comodi, in pianura no.
Vedo anche che Giuliano afferma che dovrebbero essere i cacciatori a rifondere i danni causati dagli ungulati che soprattutto loro hanno liberato e allevato allo stato brado, e io pure sono d'accordo con lui su questo, ma voglio aggiungere che anche gli enti che legittimano le attività venatorie e incassano le licenze di caccia dovrebbero coadiuvare i cacciatori in questo, e spero che lo facciano con uno stile umile e riguardoso. Dico così perchè in passato ho subito vari danni da parte di cinghiali, caprioli, lepri e persino nutrie: al tempo dei cinghiali avevo timidamente segnalato un campo arato da questi al guardiacaccia che allora gestiva i risarcimenti, ma lui mi rispose che sarebbe stato inutile fare domanda perchè i soldi erano pochi e il danno, a suo dire, irrisorio quindi in parole povere, i soldi non li avrei presi. Molto ingenuamente ho lasciato correre.
Ma ho lasciato correre anche perchè se mi fossi preso la briga di andare a far la domanda ci avrei perso tempo aggiungendo danno al danno, e poi per un magro risarcimento.
Come Antonio anch'io ho messo numerose piante da frutto contro le quali i caprioli, pochi o tanti che siano, si accaniscono producendo danni continuamente: non ho mai fatto alcuna domanda di risarcimento né di fornitura gratuita delle protezioni per diversi motivi che non stò ad elencare, ma soprattutto perchè ritengo di non dover essere io agricoltore danneggiato e indebolito nelle sue risorse economiche e personali a dover chiedere risarcimenti e quant'altro.
Ritengo invece che debbano essere i responsabili dell'introduzione di questi animali allevati allo stato brado ad avere almeno la decenza di anticipare chiunque altro e andare a fare la conta dei danni che sono sotto gli occhi di tutti.
Solo nel caso in cui le nutrie ci hanno divorato in pochi giorni di maltempo 1500mq di carote ho segnalato il danno in Provincia e ottenuto il risarcimento nella misura dell'80% del mancato reddito dopo un anno; in quell'occasione mi è stato consigliato di adottare contromisure come recinzioni elettrificate e non , ma non ho mai fatto ricorso a questi presidi perchè sono contrario alle recinzioni e il loro montaggio e manutenzione costituirebbe un costo ulteriore che va ad aumentare il prezzo di prodotti già elevato.
Per cui non me ne volere Carlotta ma purtroppo anch'io sono concorde sul fatto che il numero eccessivo di ungulati dev'essere tenuto sotto controllo, per adesso anche ricorrendo alle armi da fuoco, a patto che queste siano imbracciate da personale competente ed efficiente (auspico sempre il ricorso a figure professionali).
Strettamente connesso al problema ungulati, c'è il problema lupo; il nostro principale predatore è in aumento numerico, e in alcune zone se ne ipotizza una caccia di selezione, nonostante non siano mai cessate le persecuzioni nei suoi confronti; qualcuno è seriamente preoccupato per la sua pericolosità nei confronti dell'uomo, e i detrattori della specie soffiano sul fuoco ricorrendo ai media; per chi ancora non lo conoscesse e fosse interessato alle vicende del lupo, segnalo l'ottimo sito www.canislupus.it sul quale troverete notizie anche degli altri mammiferi carnivori della penisola e del mondo intero.
Saluto tutti, Enrico.

ps: smentisco prontamente Luigi: non sono io che porto la gente in pericolo né tantomeno striscio per terra quando mi sparano quasi addosso!
nadia ed enrico, www.florautoctona.com


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