Atypus piceus, la piccola migale del nord
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daniele.giovanelli
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Atypus piceus, la piccola migale del nord
Vi è mai capitato di imbattervi in piccole strutture simili a rametti o radici, che al tatto si rivelano completamente soffici e cave internamente? Potrebbero essere le tele tubolari di ragni del genere Atypus. Questi ragni scavano nel terreno per realizzare una galleria di seta che generalmente fuoriesce all’esterno. Così avremo una parte ipogea che il ragno utilizza per difendersi dagli estremi climatici (caldo, freddo, aridità) o dai predatori e una parte epigea, generalmente più breve, utilizzata per cacciare. Buona parte del tubo, in modo particolare la porzione epigea, è camuffata con particelle di suolo, humus o altri detriti per cercare di mimetizzarla e di eliminare il più possibile qualsiasi traccia del troppo allusivo colore bianco della seta. La parte epigea (Foto 1 e 2) può essere semplicemente adagiata sul terreno o allacciata con fili a qualche supporto (tronchi, pietre, piante erbacee, perfino ai marciapiedi delle case). L’estremità superiore è tipicamente un po’ più chiara perché il ragno fatica a camuffare dall’interno pure quella. I tubi talvolta (specialmente dopo periodi piovosi) sono più facili da individuare a causa dell’accumulo di particelle di suolo che il ragno porta all’esterno durante le attività di manutenzione o ampliamento della galleria. Come se non fosse già abbastanza “criptico”, questo ragno segue fedelmente il proverbio “la prudenza non è mai troppa” tant’è che da questa tana priva di aperture non esce mai. Come fa allora a trovare cibo? Nei secoli passati si pensava che uscisse furtivamente di notte per cacciare ma ormai sappiamo bene da tempo che anche la cattura della preda viene effettuata dall’interno del tubo. Dato che questi ragni non si vedevano mai in superficie (eccezion fatta per i maschi adulti) si pensò anche che mangiassero solo lombrichi nel sottosuolo. In realtà questi anellidi non sono le prede abituali. Quando un artropode si arrampica sulla parte epigea del tubo il ragno lo percepisce immediatamente dalle vibrazioni e si porta al di sotto del malcapitato. Preda e predatore (all’esterno la prima e all’interno il secondo) sono separati da un sottile muro di seta, ma Atypus la trafigge con un rapido movimento dei lunghi cheliceri. I cheliceri sono le appendici che i ragni utilizzano per afferrare le prede e per iniettare il veleno paralizzante. Possiamo notare che in Atypus (foto 3) i cheliceri sono enormi e sproporzionati rispetto al resto del corpo. Questo in parte perché vengono utilizzati per scavare ma ancor più perché devono essere in grado di attraversare la parete di seta e uccidere la preda all’esterno. Una volta che la preda è paralizzata, Atypus effettua un taglio nella parete, trascina la preda all’interno e sigilla con seta e detriti il “luogo del delitto” in modo da ripristinare l’aspetto innocente del tubo. In genere cattura artropodi dalle zampe corte come millepiedi, forficule, piccoli carabidi ecc. Con caratteristiche così particolari non sorprende che per questo genere di ragni con zampe corte, cheliceri molto sviluppati e lunghe filiere sia stato coniato il genere Atypus.
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daniele.giovanelli
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Re: Atypus piceus, la piccola migale del nord
La foto seguente rappresenta la cattura di una forficula da parte di un Atypus. Il ragno non è visibile poiché si trova dentro al tubo esattamente dietro alla forficula. Si può però notare che l'aculeo del chelicero destro ha attraversato la parete del tubo e si è conficcato nel corpo dell'insetto. I cheliceri nei ragni sono due, è possibile che il chelicero sinistro si trovi sotto il corpo della forficula e che abbia momentaneamente mancato il bersaglio.
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daniele.giovanelli
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Re: Atypus piceus, la piccola migale del nord
I maschi di Atypus piceus si comportano esattamente come le femmine in fase giovanile. Col raggiungimento dello stadio adulto però la loro fisionomia cambia e presentano una colorazione più scura, arti più slanciati e un addome molto ridotto. I cheliceri invece risultano sempre molto sviluppati, nonostante la cessazione del loro utilizzo nella caccia. I maschi quindi abbandonano definitivamente la loro tana per dedicarsi alla ricerca di una femmina. In questa fase errante possono essere vittima di predatori (compresi altri ragni) oppure possono cadere nelle trappole a caduta utilizzate nel campionamento degli artropodi del suolo. La prima foto rappresenta un maschio, sbiancato per effetto del liquido conservante, catturato con trappole a caduta circa vent’anni fa, ai tempi della tesi di laurea. Una volta trovata la tela tubolare della femmina segnalano la loro presenza toccando la parte epigea della tela tubolare. Se la femmina è recettiva praticano un taglio ed entrano all’interno. Nel periodo degli accoppiamenti (luglio) maschio e femmina possono essere trovati insieme nella tela tubolare e convivere per parecchi giorni (foto 2). Nella foto n. 3 la differenza fra i partner è addirittura esagerata per il fatto che la femmina era un esemplare molto ben nutrito che stavo allevando da più di un anno. Per avere anche il maschio mi è bastato sistemare opportunamente il terrario contenente la femmina in un habitat adatto. Ai primi di luglio il maschio è arrivato e si è introdotto nella tela tubolare della femmina. Dopo qualche settimana il maschio muore. Le femmine adulte al contrario possono sopravvivere per altri 3-4 anni o più e continuano a fare mute come i giovani (però una sola volta l’anno). Le ecdisi allo stadio adulto sono rarissime negli araneomorfi mentre sono relativamente comuni nelle femmine dei migalomorfi e possono prolungare nel tempo (sia pure in modo moderato) l’accrescimento corporeo.
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