gelicidio a Berceto
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gelicidio a Berceto
Scrivevo qualche giorno fa del gelicidio avvenuto il 22, pensando che i danni nella mia zona (Banzola) fossero già rilevanti. Beh, non so se qualcun altro è stato a Berceto negli ultimi giorni, io c'ero stamattina e sono ancora sconvolto da quel che ho visto, i boschi sono devastati! Direi che almeno la metà degli alberi ha riportato danni di rilievo, almeno il 20 % ha subito lo schianto della cima o di una branca primaria, e molti sono crollati: in certe zone, soprattutto sui versanti a nord, la devastazione è quasi totale, sembravano le immagini di Tunguska, come fosse esplosa una bomba atomica! Vorrei capire meglio quel che ho visto, sia dal punto di vista climatico (frequenza di eventi del genere, rischi futuri legati ai cambiamenti climatici...) sia vegetazionale (cosa significa per l'ecologia del bosco un danno del genere, quali sono i tempi di recupero, che aspetto avranno fra due tre anni questi boschi, se nel governo forestale è previsto un intervento umano...). Grazie a chi potrà rispondere. Daniele Ronconi
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Re: gelicidio a Berceto
Non siamo passati da Berceto in questi giorni, ma abbiamo visto tratti di bosco ceduo letteralmente rasi al suolo, anche negli ultimi 10 anni, in varie zone a ridosso del crinale dove questo è più basso: alta Val Baganza, Val Cogena, Val Tarodine nei loro versanti settentrionali hanno subito pesantemente il fenomeno negli ultimi decenni; allontanandosi dal crinale il fenomeno perde capacità distruttiva, rimanendo comunque nefasto. Ricordo comunque alla fine degli anni '70 una forte vetrata anche ai piedi del M.Fuso con ghiaccio spesso 2 cm e oltre e molti danni alla vegetazione.
Il vetroghiaccio come lo chiamiamo noi anche dialettalmente è senza dubbio molto temuto e indesiderato soprattutto da parte di chi lavora con le piante di qualsiasi tipo; i danni arrecati alle piante in bosco sono difficilmente rimediabili; spesso non rimane altro da fare che rifinire il taglio del bosco ed esboscare il legname da ardere, facilitandone così la ripresa vegetativa; bisogna anche aggiungere che lavorare in queste condizioni è assai più faticoso e pericoloso per i boscaioli, per cui in versanti impervi talvolta tutto viene lasciato al trascorrere delle stagioni, e l'aspetto di questi boschi non è molto suggestivo.
E' proprio in questi posti che si può vedere come la vegetazione stenta a riprendere; a mio avviso il bosco ceduo è molto più esposto a queste calamità rispetto al bosco ad alto fusto, e le specie autoctone sono più resistenti di quelle alloctone; tra le specie autoctone il faggio subisce molto questo fenomeno, in quanto il suo legname è scarsamente resistente alla fenditura e il suo apparato radicale è superficiale; il cerro invece è molto rigido e resistente, ma quando gli accumuli sono eccessivi cede di schianto perchè non è elastico; la roverella è invece più elastica ma meno resistente alla rottura; il carpino nero nonostante l'aspetto poco rassicurante delle sue ceppaie pollonifere è tra le specie più resistenti e non a caso occupa prevalentemente versanti settentrionali; purtroppo specie più rare come sorbo domestico e torminale che hanno legname duro e fragile, sono tra le più tartassate; tutte le specie resistono meglio nelle esposizioni meridionali o dorsali dove le piante sono già allenate a resistere al vento e hanno forme più compresse. Tenendo conto di questi e molti altri fattori, e con molta esperienza nei lavori forestali, si può cercare di prevenire e ridurre i danni derivanti da queste calamità cominciando dalla scelta della forma di governo dei boschi e indivivuando le specie da favorire in base alla loro idoneità alla stazione; per quanto riguarda frequenza e intensità di tali fenomeni avversi, è evidente che nonostante i mutamenti climatici, sono ancora possibili soprattutto in montagna.
Il vetroghiaccio come lo chiamiamo noi anche dialettalmente è senza dubbio molto temuto e indesiderato soprattutto da parte di chi lavora con le piante di qualsiasi tipo; i danni arrecati alle piante in bosco sono difficilmente rimediabili; spesso non rimane altro da fare che rifinire il taglio del bosco ed esboscare il legname da ardere, facilitandone così la ripresa vegetativa; bisogna anche aggiungere che lavorare in queste condizioni è assai più faticoso e pericoloso per i boscaioli, per cui in versanti impervi talvolta tutto viene lasciato al trascorrere delle stagioni, e l'aspetto di questi boschi non è molto suggestivo.
E' proprio in questi posti che si può vedere come la vegetazione stenta a riprendere; a mio avviso il bosco ceduo è molto più esposto a queste calamità rispetto al bosco ad alto fusto, e le specie autoctone sono più resistenti di quelle alloctone; tra le specie autoctone il faggio subisce molto questo fenomeno, in quanto il suo legname è scarsamente resistente alla fenditura e il suo apparato radicale è superficiale; il cerro invece è molto rigido e resistente, ma quando gli accumuli sono eccessivi cede di schianto perchè non è elastico; la roverella è invece più elastica ma meno resistente alla rottura; il carpino nero nonostante l'aspetto poco rassicurante delle sue ceppaie pollonifere è tra le specie più resistenti e non a caso occupa prevalentemente versanti settentrionali; purtroppo specie più rare come sorbo domestico e torminale che hanno legname duro e fragile, sono tra le più tartassate; tutte le specie resistono meglio nelle esposizioni meridionali o dorsali dove le piante sono già allenate a resistere al vento e hanno forme più compresse. Tenendo conto di questi e molti altri fattori, e con molta esperienza nei lavori forestali, si può cercare di prevenire e ridurre i danni derivanti da queste calamità cominciando dalla scelta della forma di governo dei boschi e indivivuando le specie da favorire in base alla loro idoneità alla stazione; per quanto riguarda frequenza e intensità di tali fenomeni avversi, è evidente che nonostante i mutamenti climatici, sono ancora possibili soprattutto in montagna.
nadia ed enrico, www.florautoctona.com
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Re: gelicidio a Berceto
Risvolti drammatici per quest'altra ondata di gelicidio: http://parma.repubblica.it/cronaca/2010 ... a-9910650/
Qualcuno ha riscontri diretti?
Qualcuno ha riscontri diretti?
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Re: gelicidio a Berceto
Stamattina mi sono dovuto recare a Monchio d.C., e strada facendo sono transitato sulla comunale che da Vaestano porta a Palanzano: beh devo dire che nel versante settentrionale del M.Fageto a una quota tra 600 e 900 m circa il vetroghiaccio ha colpito duramente; anche il Tiglio ibrido monumentale che io stesso ho segnalato sul taccuino ne è uscito piuttosto malconcio.
Presumo quindi che in situazioni analoghe il vetroghiaccio abbia colpito in varie zone oltre a Berceto.
Presumo quindi che in situazioni analoghe il vetroghiaccio abbia colpito in varie zone oltre a Berceto.
nadia ed enrico, www.florautoctona.com
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Re: gelicidio a Berceto
Leggendo ciò che ha scritto il Sindaco Lucchi di Berceto, noto il suo buon proposito di far tagliare tutte le piante che incombono sulle carreggiate delle strade comunali, evitando così di doversi trovare in situazioni d'emergenza dalle quali è molto problematico uscire; ancora più buono sarebbe il proposito di ricostituire tale vegetazione con altra, sempre autoctona, che non dia problemi d'inverno, consolidi il terreno lungo le strade ed entri in perfetta sintonia con l'ambiente montano a tutto vantaggio della sua presunta vocazione turistica ( ma questo suggerimento a carattere naturalistico interessa solo a me e ad altri quattro gatti impallinati con le piante ).
Rimanendo nel bacino del Taro, avevo letto un pò di tempo fa che a qualcuno era venuta l'idea di esboscare non solo il legname, dopo il taglio del bosco, ma anche tutte le frasche previa cippatura; a me questa mi sembra una pessima idea, basti pensare che finora c'è stato l'obbligo di lasciarle le frasche per mantenere un buon strato umifero essenziale per il mantenimento di tutte le forme di vita del bosco. Ho saputo anche che l'ospedale di Borgotaro ha inaugurato una caldaia che viene alimentata con cippato proveniente dal Trentino, e mi vien da dire, alla faccia del km zero! Non tornerebbe più comodo manutenere tutta la rete viaria della valle, scongiurando problemi come quelli del vetroghiaccio, farne del cippato e utilizzarlo come nel caso dell'ospedale S.Maria?
Scusate se m'impiccio di questi argomenti su un forum naturalistico, ma credo che qualche attinenza ci sia.
Ciao, Enrico.
Rimanendo nel bacino del Taro, avevo letto un pò di tempo fa che a qualcuno era venuta l'idea di esboscare non solo il legname, dopo il taglio del bosco, ma anche tutte le frasche previa cippatura; a me questa mi sembra una pessima idea, basti pensare che finora c'è stato l'obbligo di lasciarle le frasche per mantenere un buon strato umifero essenziale per il mantenimento di tutte le forme di vita del bosco. Ho saputo anche che l'ospedale di Borgotaro ha inaugurato una caldaia che viene alimentata con cippato proveniente dal Trentino, e mi vien da dire, alla faccia del km zero! Non tornerebbe più comodo manutenere tutta la rete viaria della valle, scongiurando problemi come quelli del vetroghiaccio, farne del cippato e utilizzarlo come nel caso dell'ospedale S.Maria?
Scusate se m'impiccio di questi argomenti su un forum naturalistico, ma credo che qualche attinenza ci sia.
Ciao, Enrico.
nadia ed enrico, www.florautoctona.com
Re: gelicidio a Berceto
enrico bocchi ha scritto:Scusate se m'impiccio di questi argomenti su un forum naturalistico, ma credo che qualche attinenza ci sia. Ciao, Enrico.
Ma se non ci impicciamo noi chi lo deve fare? l'associazione dei petrolieri o degli importatori di ananas? è vero che mi sono reso conto che spesso naturalista non fa rima con ambientalista, animalista, ecc. (ed è legittimo che sia così) ma penso che il dovere primo di un naturalista sia quello di proteggere la natura e per fare questo bisogna agire sulle istituzioni sia come privati cittadini che attraverso le associazioni.
Io vedo Il Taccuino come grande opportunità di comunicazione in tempo reale tra le varie persone e le associazioni (qualcuna un po' poco presente per la verità) non solo per riconoscere una specie animale o vegetale ma soprattuto per tutelare l'ambiente che con tante bellezze ci entusiasma.
Un saluto
Giuliano Gerra
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