Farro

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abocchi
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Farro

Messaggioda abocchi » dom 6 dic 2009, 19:15

Parlando di biodiversità non si possono dimenticare i cereali e tra questi quelli più antichi,cioè il farro. Appartiene al genere Triticum alla cui classificazione molto complessa, hanno aderito molti studiosi tra cui van Slageren . La sua classificazione del 1994 è accettata da quasi tutti i ricercatori. Il genere Triticum comprende 6 specie classificate in base al livello di ploidia(ossia al numero di cromosomi che compongono il genoma) ed alla composizione genomica. Dalle forme selvatiche con ibridazioni spontanee si è arrivati a quelle coltivate.
Esistono tre tipi di farro : il monococco o farro piccolo (Triticum monococcum) , il dicocco o farro medio (Triticum dicoccum) e lo spelta o farro grande (Triticum spelta).
Il farro è il più antico frumento coltivato,utilizzato dall’uomo fin dal neolitico e veniva usato dai romani per preparare pane e focacce.
La caratteristica comune di queste tre specie è che il chicco dopo la trebbiatura rimane rivestito da un involucro glumeale e perciò prima della macinazione, per ottenere farina o da usare intero per minestre, si deve decorticare,cioè sbucciare con un’apposita macchina e questo è uno dei motivi del prezzo più alto rispetto al frumento.
Il Triticum monococcum (diploide con 14 cromosomi) è la specie più antica e meno coltivata per le scarse rese ma secondo i ricercatori è interessante perché in grado di produrre da 5 a 10 volte il contenuto in carotenoidi rispetto al frumento tenero.
Il Triticum dicoccum (tetraploide con 28 cromosomi) è quello che si trova comunemente nei supermercati ed è coltivato lungo la fascia appenninica in vari ecotipi. Nel Parmense è coltivato da pochi appassionati, col metodo biologico,specialmente in collina e montagna.
Il Triticum spelta (esaploide con 42 cromosomi) ultimo nell’evoluzione, è poco coltivato in Italia e nel Parmense sono certo che lo seminano a Pieve di Cusignano dove un mulino lo trasforma in farina per la panificazione.
In un mondo che va verso gli OGM ritengo vitale riscoprire questi antichi cereali che hanno sfamato i nostri antenati.
Antonio Bocchi
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enrico bocchi
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Re: Farro

Messaggioda enrico bocchi » dom 13 dic 2009, 17:11

Aggiungo una foto del Triticum spelta secondo Alessandro Bertucci di Vernasca (PC); ne trovo sempre un pò di spighe frammiste al Triticum dicoccon che lui mi diede da coltivare, dicendomi appunto che non era puro ma c'era in mezzo qualche grano di spelta; non ti sembra diverso?
Poi metto anche una foto di un tipo di monococco (spighe larghe 7/8 mm) che è apparso casualmente in un campo dove l'anno precedente avevo messo il dicocco: con che cosa si sarà ibridato?
E infine metto la foto di una spiga di Triticum dicoccon scattata a giugno, quando è ancora verde; poi diventerà giallo paglierino.
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abocchi
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Re: Farro

Messaggioda abocchi » dom 13 dic 2009, 21:27

Le spighe del monococco che vedo nella foto sono più lunghe del mio e perciò hanno 2 o 3 chicchi in più per parte.
Il tuo spelta invece sembra molto più rossiccio del mio,ma per vedere la reale differenza di colore bisognerebbe fotografarli con una luce avente la stessa temperatura colore, oppure più semplicemente metterli vicini tra di loro. Credo comunque che come esistano ecotipi vari di dicocco adattati a certi ambienti,la stessa cosa possa accadere per lo spelta.
Le ibridazioni avvenute nei tempi antichissimi generalmente sono avvenute tra specie selvatiche che hanno portato a quelle coltivate. Per quanto ne ho capito io(siccome non sono un esperto di sistematica) le ibridazioni spontanee avvenute nella linea evolutiva del genere Triticum hanno portato ad un aumento del livello di ploidia cioè del numero di cromosomi (tenendo conto che ognuno dei genomi presenti nelle specie del genere Triticum era costituito da un numero base di 7 cromosomi). Siccome nel tuo campo avevi del Triticum Dicoccum (28 cromosomi) e qualche spiga di Triticum Spelta (42 cromosomi) come possono ibridarsi dando origine ad un monococco che nella linea evolutiva del Triticum è un diploide con 7 cromosomi e quindi precedente? Secondo me sarebbe come tornare indietro,ma come ho già affermato non sono un esperto in questo campo e se qualcuno mi potesse chiarire le idee gli sarei grato.
Non è che quando hai seminato c'era nel sacco qualche grano di monococco? Ciao Antonio

enrico bocchi
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Re: Farro

Messaggioda enrico bocchi » lun 14 dic 2009, 12:03

No, è impossibile; io credo che invece in quel campo arido ci fosse assieme al farro il cerere (Aegilops)in una delle sue specie presenti spontanee nel nostro territorio; in tal modo ci può essere stata l'ibridazione; urge comunque il parere di un esperto.
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Alessandro Vitale
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Re: Farro

Messaggioda Alessandro Vitale » lun 14 dic 2009, 20:04

Non sono assolutamente un esperto ma la discussione ha suscitato la mia curiosità. Ho rispolverato i testi di coltivazioni erbacee e mi pare di avere capito che il capostipite dei frumenti tetraploidi oggi coltivati, come il farro e il grano duro, abbia avuto origine da un incrocio naturale tra Triticum monococcum (diploide AA), prima forma coltivata 15.000 anni fa in Medio Oriente, con la specie selvatica Aegilops speltoides (diploide BB). Dai frumenti tetraploidi coltivati sarebbero poi derivate forme esaploidi (AABBDD), a seguito di incrocio con specie diploidi selvatiche, probabilmente Aegilops squarrosa (diploide DD). Dal capostipite esaploide, originatosi spontaneamente nella regione transcaucasica, sono poi derivati lo spelta e il frumento tenero. Se ho ben capito, nell’ipotesi di Enrico, la variante riscontrata nel suo campo sarebbe un ibrido derivante da incrocio spontaneo tra T.dicoccum x Aegilops sp.. Credo che non lo si possa escludere visto che nell'origine delle specie coltivate il fenomeno è studiato.

abocchi
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Re: Farro

Messaggioda abocchi » mar 15 dic 2009, 9:03

A me pare molto strano che nella ibridazione che dite voi ne esca un monococco,poichè quest'ultimo era il primo coltivato nella catena evolutiva. Ed essendo diploide,come può provenire da un tetraploide come il dicocco ? E poi siamo sicuri che possa ibridarsi con gli Aegilops del Parmense e formare una specie a 7 cromosomi,perchè se ne ha di più non è più un monococco ma un altro ibrido. Però dalle foto e da quello che dice Enrico sembra proprio un monococco,quindi l'ibridazione mi pare molto strana ed Enrico dice che non erano presenti neppure un chicco di monococco nel sacco,quindi è un rebus
ciao Antonio Bocchi

enrico bocchi
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Re: Farro

Messaggioda enrico bocchi » mar 15 dic 2009, 16:35

Io comunque ho tenuto quelle poche spighe raccolte da soli 3 cespi e in questi giorni l'ho riseminato; spero che nasca per poterlo osservare meglio; tra l'altro le piccole cariossidi sono diverse dai chicchi di farro monococco perchè non hanno la fessura longitudinale e la loro sezione trasversale è tondeggiante.
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Alessandro Vitale
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Re: Farro

Messaggioda Alessandro Vitale » mar 15 dic 2009, 16:48

Effettivamente è vero, quella variante non può essere un monococcum diploide. L’eventuale ibridazione di un dicoccum tetraploide (2n = 28) con specie selvatica diploide, come Aegilops sp. (2n=14 ), non può che dar luogo a un ibrido triploide (2n = 21). In tal caso però si avrebbe sterilità a causa della disparità cromosomica. Solatanto una successiva mutazione spontanea con raddoppiamento cromosomico porterebbe alla fertilità dell'esaploide (2n = 42), come accaduto per la linea evolutiva del tenero e dello spelta. La conseguenza logica è che quelle spighe anomale probabilmente sono di Triticum monococcum, mescolato accidentalmente al seme del dicoccum, e dovute alla variabilità genetica insita nella specie, oppure più semplicemente, legate alla normale variabilità fenotipica. C'è un'altra ipotesi plausibile, cioè che la variante abbia avuto origine da ibridazione tra monococum e altro diploide, forse selvatico. Vale la pena quindi di verificare la stabilità dei caratteri riscontrati nelle successive generazioni, la loro variabilità e frequenza.


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