Abbattimento specie "dannose"

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F.Scarri
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Abbattimento specie "dannose"

Messaggioda F.Scarri » mar 10 apr 2012, 16:43

Abbattimento specie "dannose" quali piccioni, nutrie, ratti delle chiaviche etc. ...
Cosa ne pensate?

Luigi Ghillani
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Re: Abbattimento specie "dannose"

Messaggioda Luigi Ghillani » mar 10 apr 2012, 21:30

Visto che getti il sasso nello stagno perché non cominci tu a dire cosa ne pensi?
Luigi

F.Scarri
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Risposta a Luigi

Messaggioda F.Scarri » sab 14 apr 2012, 11:57

E' una questione molto complessa, e, siccome vorrei farmi un'opinione, mi piacerebbe sapere anche il vostro parere.
Ciao,
Francesco.

g.gerra
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Re: Abbattimento specie "dannose"

Messaggioda g.gerra » sab 14 apr 2012, 17:41

Vorrei "metterti in guardia"; farsi un'opinione sentendo i pareri di altre persone potrebbe essere fuorviante.
Il tema è molto complesso e delicato e presenta innumerevoli sfumature.
L'uomo nel corso dei secoli ha modificato l'ambiente a volte consapevolmente a volte no.
Spesso l'uomo ha introdotto specie nuove in ambienti che "naturalmente" non avrebbero mai potuto colonizzare come ad esempio i dromedari (ma anche conigli, pecore, ecc.) in Australia.
Li adesso stanno provocando danni alla flora spontanea australiana e sono in competizione con la fauna nativa; e allora che fare? sterminarli?
Ma anche loro sono esseri viventi e perché noi ci ergiamo a giudici di chi può vivere o deve morire?
Le specie residenti magari rischiano di scomparire a causa dei nuovi inquilini come spesso è successo in diverse isole dove l'uomo ha introdotto (senza volerlo) i ratti: molti uccelli non volanti si sono estinti causa la predazione dei roditori importati.
E allora è più importante cercare di conservare la biodiversità (o quel che ne rimane) o i singoli individui?

Ai postumi :lol: l'ardua sentenza.
Giuliano Gerra

enrico bocchi
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Re: Abbattimento specie "dannose"

Messaggioda enrico bocchi » dom 15 apr 2012, 17:32

Salve Francesco e benvenuto sul forum; secondo me bisogna definire meglio cosa s'intende per specie dannosa, perchè quelle che tu hai citato come esempi possono essere considerate tali solo sotto alcuni punti di vista; io ad esempio ratti e piccioni non li ritengo dannosi, ma casomai specie ben adattate a vivere in ambienti urbanizzati, che possono risultare fastidiosi ma forse alla fine nelle città svolgono anche qualche funzione ecologica.
Comunque nell'argomento "caprioli in campagna" avevamo già discusso un pò al riguardo, prova a dare un'occhiata.

Ciao, Enrico.
nadia ed enrico, www.florautoctona.com

riccardo de vivo
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Re: Abbattimento specie "dannose"

Messaggioda riccardo de vivo » lun 16 apr 2012, 22:43

Il tema proposto da Francesco è decisamente interessante e stimolante, quindi volentieri esprimo il mio pensiero al riguardo, con la speranza che possa arricchire il dibattito.
Chiunque conosca “dal vivo” la natura sa perfettamente che non esistono esseri buoni o cattivi, utili oppure nocivi. Esistono invece equilibri di vita validi oppure equilibri incrinati. Un equilibrio efficace si raggiunge in natura solo con tempi di selezione lunghi, seguendo una evoluzione naturale che, pur avendo eliminato nei millenni circa il 99,9% della vita sin qui sviluppatasi, ha comunque fissato una meravigliosa varietà di esseri adatti ad occupare oggi i vari ambienti del pianeta.
Dato per accettato e valido questo principio, appare semmai evidente la marcata incompatibilità proprio dell’uomo ad armonizzarsi in tale sistema: negli ultimi secoli ha esibito infatti una capacità così accelerata di espansione e alterazione degli equilibri da rendere problematica l’applicazione saggia dei lenti e naturali processi evolutivi. Quindi, se vogliamo, possiamo in fretta arrivare a contraddirci, riconoscendo che in effetti in natura un essere nocivo esiste. Ma l’appartenenza a questa specie, unita alla nostra capacità di trascendere con il pensiero, impone qualche problema etico alla continuazione di un tale discorso.
Torniamo quindi al tema di base: innanzitutto gli esseri che si sono conquistati nel tempo uno spazio di vita nel nostro ambiente sono tutti una ricchezza, hanno dimostrato di essere compatibili, adatti e armonizzati tra di loro, quindi sono una garanzia per il futuro evolutivo. Esseri avventizi, in genere conseguenza o di attività dell’uomo oppure della sua sciagurata presunzione di considerare la natura come un allevamento, sono invece solo un rischio e un danno. E qui mi discosto decisamente dal pensiero di qualche ambientalista che all’opposto ritiene preziosa qualunque forma di vita, senza alcuna distinzione. Questo è un principio etico umano ed è un valore all’interno degli individui della nostra razza, ma pensare di applicarlo in natura significa in realtà negare i principi della natura stessa. Ricordiamo che la selezione dispensatrice di vita si mostra selettiva e spietata, l’essere inadatto viene eliminato senza dubbio e rimpianto, per il bene comune. Per intenderci le campagne a difesa dello scoiattolo americano, che aveva invaso alcune aree italiane, oppure a favore del siluro nei fiumi o delle nutrie appartengono a una cultura salottiera che non conosce minimamente la natura e le sue regole.
Ritengo questo principio assoluto e mi ritrovo sempre costernato quando vedo buone energie ambientaliste disperse su temi emotivi, ma privi di concreta razionalità. Vi è poi un secondo aspetto più variegato, ma non per questo meno importante ai fini di un equilibrio, che l’uomo ha pesantemente contaminato. Vi sono specie che sembrano avere conquistato di recente uno spazio nel nostro territorio: cinghiali, caprioli e cervi sono considerati autoctoni perché pare che in un passato remoto esistessero qui da noi. Certo da un bel po’ di tempo il nostro territorio non li ospitava più quindi, variando un poco la prospettiva del concetto, anche leone, mammut e tigre dai denti a sciabola potrebbero considerarsi autoctoni, visto che in passato hanno calcato il nostro suolo.
Comunque ormai ci sono, invero per lo più immessi da parte dell’uomo, e quindi vanno considerati appartenenti alla nostra fauna. Però ho notato spesso, a livello di alcuni ambientalisti, disagio o anche aperta ostilità quando si tratti di affrontare il tema degli abbattimenti selettivi. Sia chiaro, ospitare una fauna di ungulati senza una gestione lungimirante e meticolosa di caccia selettiva, significa votarsi alla catastrofe. Il tema da trattare in fondo non differisce, da una parte si tratta di rimediare a specie alloctone presenti per errore o dissennatezza, dall’altra di gestire con saggezza gli equilibri, compiendo interventi che a noi ambientalisti magari non piace né fare né vedere, ma che sono però essenziali per il riassestamento di un equilibrio che altrimenti si rompe. Un rapporto ottimale di presenza dei caprioli in rapporto all’estensione del territorio non può e non deve superare certi limiti: oltre ne soffre la specie, che si indebolisce e rischia epidemie e soprattutto ne soffre l’equilibrio ambientale. Gli amici, che si interessano di flora spontanea, conoscono senza bisogno di spiegazione il rischio di danni irreversibili che stanno correndo molte specie preziose di vegetali ad opera di cinghiali e caprioli nelle tante zone sovrappopolate da questi ungulati. Sapendo per certo che le mie posizioni non avranno consenso unanime in questo Forum, riterrò un arricchimento personale poter leggere le opinioni di chi dissenta da me.
Un saluto a tutti Riccardo

enrico bocchi
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Re: Abbattimento specie "dannose"

Messaggioda enrico bocchi » mar 17 apr 2012, 19:22

Concordo con Riccardo De Vivo, e aggiungo riguardo a ripopolamenti, reintroduzioni, allevamento di animali alloctoni e loro dispersioni accidentali o allevamento di specie selvatiche autoctone a scopo di ripopolamento, che in passato si era cercato di porre rimedio a questa folle deriva tramite una buona legge che di fatto semplicemente vietasse queste attività spesso svolte in modo avventato e frettoloso; sebbene le proposte di legge fossero ben motivate e tecnicamente supportate dall'INFS, non hanno mai superato l'esame del Parlamento, dove il mondo venatorio evidentemente è più scaltramente efficace di quello ambiental-naturalista.
Accade così, per tornare alla nostra provincia, che ci sia stata una bizzarra introduzione come quella della minilepre in Val d'Enza, o che i castorini (nutrie) siano stati liberati impunemente quando il loro allevamento come animale da pelliccia si è rivelato un flop, che si siano introdotti, e si continui a farlo, svariati ungulati senza dir niente a nessuno, e poi non so quel che è accaduto sotto il pelo delle acque dolci, ma ho sentito dire che praticamente di pesci autoctoni non ce ne sono quasi più.....
nadia ed enrico, www.florautoctona.com

Luigi Ghillani
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Re: Abbattimento specie "dannose"

Messaggioda Luigi Ghillani » mer 18 apr 2012, 12:20

Guarda caso in Parlamento prevalgono sempre le lobbies più forti e sappiamo bene il perché.
Luigi

Emanuele Fior
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Re: Abbattimento specie "dannose"

Messaggioda Emanuele Fior » mer 18 apr 2012, 17:51

Ciao.
Concordo praticamente in toto con quanto esposto da Riccardo e ribadito da Enrico.
Solo un sottile appunto riguardo a questa considerazione
Un rapporto ottimale di presenza dei caprioli in rapporto all’estensione del territorio non può e non deve superare certi limiti: oltre ne soffre la specie, che si indebolisce e rischia epidemie e soprattutto ne soffre l’equilibrio ambientale

Il rapporto ottimale di presenza di una specie rispetto al territorio non esiste, se non nella spesso caotica visione gestionale umana. Ogni specie, o meglio, ogni soggetto utilizza il territorio cercando di trarne il massimo beneficio individuale per aumentare la propria fitness (il successo riproduttivo), ovviamente consumando risorse. Quando queste risorse finiscono, o semplicemente si riducono, ecco che cala la fitness individuale, aumenta il tasso di mortalità e diminuisce quello di natalità (l'ho fatta più semplice di quel che è, ma a grandi linee funziona così), dunque autoregolando la presenza di una data specie sul territorio. Se c'è un gran numero di caprioli, ciò è consentito dalle risorse presenti in quel luogo, quindi, se quelle risorse verranno a mancare, i caprioli diminuiranno; poi, in teoria, con meno caprioli, le risorse torneranno ad aumentare e con esse i caprioli, e così via, in un equilibrio dinamico che tutto è tranne che statico ed immobile (ho evitato di inserire tutte le altre variabili, come predatori, competitori, variazioni climatiche, impatto antropico, modifiche nell'etoecologia della specie, ecc.). Quindi lo scopo del contenimento e della caccia selettiva (contro cui, se ben fatta, non ho quasi nulla da eccepire) non può essere, e non è per definizione, la salute della specie oggetto, e nemmeno la sua salvaguardia da epidemie e malattie, bensì la ricerca di un compromesso di coesistenza tra diverse specie (p.es. caprioli, cinghiali, specie vegetali oggetto di pascolo) che sia però, e diciamolo a scanso di equivoci, assolutamente artificiale, ovvero deciso secondo gli obiettivi gestionali umani. Voglio avere più orchidee e per questo devo avere meno cinghiali, non meno cinghiali perché sennò si ammalano.
Mi premeva solo chiarire questo aspetto.

Ciao a tutti.
Emanuele

enrico bocchi
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Re: Abbattimento specie "dannose"

Messaggioda enrico bocchi » mer 18 apr 2012, 19:04

In effetti a dispetto del fatto che sono molto numerosi e poco diversificati geneticamente, i caprioli stanno dimostrando una notevole robustezza, attraversando con disinvoltura inverni rigidi, estati siccitose, e presunte epidemie di diarrea che sinceramente non ho riscontrato; i cinghiali poi della robustezza sono l'emblema quindi concordo che finora l'elevata densità di queste specie non ha portato ad un indebolimento delle loro popolazioni.
A proposito di dispersioni accidentali di specie alloctone, perdo un attimo il filo per ricordare il caso dei visoni evasi dall'allevamento di Ramiseto, che per qualche tempo fecero pensare che la lontra fosse ancora presente nell'Enza a monte di Vetto: non so se sono ancora presenti nella valle o se alla fine sono spariti, ma ricordo che un mattino di oltre 15 anni fa, un visone mi attraversò la strada nei pressi di Castagneto, quindi già piuttosto lontano da Ramiseto; ecco mi risulta che i visoni possono essere molto competitivi e dannosi nei confronti dei mustelidi nostrani, e questo per me è un vero esempio di specie dannosa in natura.
nadia ed enrico, www.florautoctona.com


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