caprioli in pianura

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sergio mantovani
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caprioli in pianura

Messaggioda sergio mantovani » sab 23 apr 2011, 10:10

Cari naturalisti parmigiani,

una domanda...
Qualche tempo fa nel forum si discuteva della decisione della Provincia di Parma di abbattere i caprioli che malauguratamente avessero commesso la tremenda imprudenza (per usare un linguaggio fantozziano...) di spostarsi in pianura.

Qualcuno sa darmi un aggiornamento? La decisione è passata? Hanno già cominciato a farli fuori?

Grazie e auguri di una serena Pasqua
Sergio Mantovani
Cremona

renato
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Re: caprioli in pianura

Messaggioda renato » dom 24 apr 2011, 7:24

Il Piano è stato approvato l'anno scorso.
La deliberà n.725/2010 della Prov. di Parma.
Questi i documenti: http://www2.provincia.parma.it/page.asp ... o=Delibera
Non ho notizie che sia già diventato operativo, ma so per certo che l'assessore ha contattato alcuni cacciatori di ungulati per iniziare a organizzarsi.
Leggendo la delibera noto che l'ISPRA ha dato parere sfavorevole, pur ritenendo accettabile l'applicazione del piano (che vorrà dire??).
In ogni caso la provincia va avanti.
Saluti e crepi il capriolo ! :shock:

Renato

Enrico Ottolini
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Re: caprioli in pianura

Messaggioda Enrico Ottolini » gio 28 apr 2011, 16:11

La guerra ai caprioli diventa regionale. E' di qualche gorno fa la notizia di un accordo tra regione ed ISPRA su questo tema. Per ora le sole informazioni di cui dispongo sono quelle del sito istituzionale: http://www.regione.emilia-romagna.it/no ... vita-umane .

sergio mantovani
Messaggi: 11
Iscritto il: ven 17 dic 2010, 16:29

Re: caprioli in pianura

Messaggioda sergio mantovani » gio 28 apr 2011, 22:37

Piano di gestione alla mano, mi sembra che l’idea della Provincia di Parma di eradicare il capriolo dalla pianura poggi su pretestuose argomentazioni e labili fondamenta.

1)Nel piano di gestione si parla di “presenza massiccia su tutto il territorio provinciale”: a qualcuno risulta una presenza massiccia in pianura, particolarmente sopra l’asse della via Emilia?

2)Nel piano si pone essenzialmente l’accento sui danni causati alle colture dalla fauna selvatica e si evidenzia che l’importo per gli indennizzi attribuibili ai danni arrecati dal capriolo è in crescita. Rimane però il fatto che essi rappresentano solo il 10% del totale degli indennizzi (come per la lepre) e che, se si considerano in particolare i danni arrecati ai coltivi nelle sole aree di pianura (che nella fattispecie sono poi i comuni di Fontanellato e Fontevivo), essi ammontano allo 0,18% del totale dei danni da fauna selvatica. Può essere questa una buona ragione per eradicare il capriolo dalla pianura? Sembra proprio di no…

3)Leggendo il Piano, pare che più che dalla logica, l’idea di eradicare il capriolo dalla pianura tragga origine da un presupposto burocratico. Si scrive infatti: “I dati dimostrano che nel C.O. di Pianura, nel quale la Densità obiettivo riferita al Capriolo è zero, vi è una significativa presenza della specie”. Dunque, bisogna eliminarlo. E perché la densità obiettivo deve essere zero, se poi nello stesso documento si scrive: “…Questo rende gli alvei fluviali zone vocate alla presenza del capriolo, come si intuisce anche dalla carta regionale delle vocazioni faunistiche”? Chi, per esempio, frequenta la golena del Po (quella cremonese, ma suppongo anche quella parmense, che presenta caratteristiche simili), sa che ci sono aree che possono tranquillamente supportare basse densità di caprioli. L’idea di eradicarli solo perché qualcuno ha stabilito che in pianura la “densità obiettivo” deve essere pari a zero mi sembra poco commendevole e poco scientifica. Fino a prova contraria.

un saluto
sergio mantovani

p.s.
Un'ultima considerazione, che vorrei facesse propria qualcuno del settore caccia (c'è nessuno in ascolto?). La provincia di Parma, è vero, brulica oggi di caprioli. Però i caprioli nella golena del Po sono un'altra cosa - per dirla in parole poverissime - rispetto ai caprioli in zona collinare e montana. Rappresentano qualcosa di straordinario, nel senso letterale, inimmaginabile fino a non molti anni fa. Non c'è bisogno che venga descritta una nuova sottospecie Capreolus capreolus padanus per capirlo.


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